Di Alessia Varlotta.

Sto scrivendo questo pezzo su un pullman diretto verso casa e rifletto su quanto sia cambiata la mia vita negli ultimi due mesi, partita da un piccolo paesino della Basilicata con tante paure ma altrettanti sogni e arrivata nella grande e magica Roma.

Appena trasferita tutto ciò che pensavo era :”non ci credo è tutto così strano” e, nonostante alcuni momenti di sconforto, stavo affrontando bene la mia nuova vita lontana dalla mia famiglia e con questa serenità mi trovo un giorno a laboratorio.

Mi sono trovata lì per caso e ammetto che la prima lezione mi ha abbastanza turbata, era tutto nuovo e mi sono trovata ad assistere a cose che mi sembrava troppo lontane da me: un professore che non si pone come tutti gli altri ma come “compagno di viaggio”, tanti ragazzi che non hanno paura di esprimere idee ed emozioni,  tante storie diverse quanto simili tra loro e soprattutto tanta comprensione e armonia.

Il mio percorso è iniziato in modo lento, avevo paura di tutto, di parlare,  di farmi vedere o semplicemente di far notare la mia presenza agli altri, avevo paura di tutto e volevo lasciare ma allo stesso tempo non avevo nemmeno il coraggio di fare questo.

Questa situazione va avanti fino a quando un sabato sera, sopraffatta dal senso di solitudine e senso di colpa, chiamo il professore; è stata una scelta presa senza pensare di cui all’inizio mi sono pentita ma ora no perché mi ha ascoltata senza darmi per scontata e mi ha fatto capire che, se avessi iniziato ad aprirmi di più,  il mio percorso nel laboratorio sarebbe stato totalmente diverso.

Da lì qualcosa dentro di me è cambiato e nonostante i dubbi iniziali stavo iniziando a far uscire le mie emozioni,  anche le cose che inconsapevolmente stavo nascondendo, per questo ho avuto un altro momento di stallo dovuto ad un senso di colpa profondo che sentivo nei confronti di un mio vecchio amico, ma anche lì il professore mi ha aiutata ad affrontarlo dandomi nuovi punti di vista.

Aiutare gli altri altri è ciò che da sempre sono abituata a fare e mi piace fare, ma annullarsi totalmente per qualcun altro non aiuta gli altri anzi danneggia sé stessi. Bisogna imparare ad amarsi profondamente accettando ogni parte, soprattutto la parte più bella dell’anima che spesso rimane nascosta.

È strano come riusciamo a darci colpe e a non dedicare tempo a noi stessi e non riusciamo a fare una piccola cosa: dedicare del tempo a noi stessi.

È normale avere momenti di sconforto o di solitudine ma dovrebbe essere anche normale trovare il tempo per godersi la vita, siamo persone così fortunate e purtroppo non ce ne rendiamo conto, ci concentriamo sul “problema ” e non sulle soluzioni,  ci concentriamo sul temporale e non sull’arcobaleno che lo segue, che poi è la parte più bella.

Il professore ha molti mantra tra cui : “vivere di pancia”, “non mollare mai l’osso”, e questo è esattamente ciò che nella vita va fatto, forse ci vorrà un po’ di tempo ma alla fine riusciremo a trovare il nostro posto in questo mondo, e se non lo troveremo lo costruiremo noi.

Il laboratorio è un viaggio all’insegna della consapevolezza, del coraggio e della gioia; ci saranno ostacoli e deviazioni ma alla fine si arriverà alla meta sani e salvi, forse con qualche graffio perché no, ma quando questi si rimargineranno resterà un ricordo bellissimo di tutto il viaggio.

Grazie a tutti coloro che mi hanno accompagnata anche se per me il viaggio non è finito perché c’è troppo da scoprire per fermarsi a questa prima tappa.

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