Di Giulia Vari.Un San Valentino di fuoco quello che prese atto nel 2013, tra l’ex campione paralimpico Oscar Pistorius e la sua fidanzata Reeva Steenkamp. Ad oggi, ben undici anni dopo il tragico fatto arriva la sentenza che restituirebbe la “gloria” o meglio la libertà (vigilata) a questo signore, sarà rilasciato a gennaio 2024. Passano gli anni ma sembriamo non imparare niente da tragedie come queste, viene ancora una volta permesso ad individui simili di “reinserirsi” nella società nonostante i loro crimini e quindi la loro effettiva pericolosità. Un altro dettaglio che mi rattrista molto è vedere come ancora, anche dopo una condanna convertitasi da omicidio colposo (caso in cui si verifichi la morte di una persona come conseguenza non voluta di una condotta imprudente) a omicidio volontario l’uomo in questione venga ancora definito ed acclamato come un campione, e non venga definito mai come un assassino; andando ad infierire quindi l’ennesimo “colpo” alla memoria di questa ragazza. L’atleta ha quindi patteggiato ed accettato di sottoporsi ad «una terapia per la gestione della rabbia e seguire corsi sulla violenza contro le donne», mi costa tanto ammettere che scrivendo tutto ciò, in quanto donna, mi sia spuntato un sorriso ahimè molto più che amaro poiché mi rendo conto di quanto poco interessi a quest’uomo pagare per ciò che ha fatto. Critica con la decisione anche , June Steenkamp, la madre di Reeva. «Lui non si è riabilitato», attacca, «mia figlia non c’è più, ora sono preoccupata per le altre donne».