Di Maria Viviana Morini. Cara T33, ti racconto come ho vissuto questi mesi, in quelle quattro mura che simboleggiano un’aula dove (in teoria) dovrebbero tenersi delle lezioni noiose e tradizionali. Nella pratica invece, mi sono imbattuta in un giornalismo televisivo, che prima di essere tale è un giornalismo di vita. Si, un giornalismo di vita.

 

Un giornalismo nel quale, ogni individuo può esprimere il suo pensiero. E può farlo perché troverà comprensione e accettazione da parte degli altri. Si tratta di un giornalismo, caratterizzato da molteplici aspetti. Ma mi limiterò a citarne solo alcuni. Intrinseco a questo giornalismo, c’è il contrattempo. Il contrattempo, come insegnato dal professore, ci aiuta a superare gli ostacoli della vita, che seppur in un determinato momento sembrerà impossibile superarli, in un secondo momento, proprio grazie a quel contrattempo capiremo che ce l’abbiamo fatta. Questo perché il giornalismo che ci è stato trasmesso, è un tipo di giornalismo in cui non si molla mai l’osso, neanche di fronte all’im(possibile).

 

Abbiamo avuto inoltre, un altro grande insegnamento che è quello di cogliere l’attimo. Cogliete l’attimo, tenete a mente queste parole. Rendete la vostra vita straordinaria, perché soltanto voi sarete artefici del vostro futuro. Una vita piena di emozioni, cultura, sentimenti, bellezza e altruismo.

 

In questo corso, abbiamo conosciuto un piccolo lato di ogni partecipante, un piccolo spicchio di vita quotidiana di ognuno di noi. Noi, ragazzi caratterizzati da incertezze, ansie, paure. Ragazzi a cui la vita ha posto dei limiti, ma noi restituiamo questi limiti alla vita, sorridendo e affrontandoli nella maniera migliore possibile. Perché non ci ha mai fermato nessuno, e nessuno lo farà mai.

 

In quest’aula abbiamo assistito a dibattiti di varia natura. Abbiamo affrontato i temi più disparati. Abbiamo gioito, sorriso, ci siamo commossi, e ci siamo adirati. Questo è stato possibile grazie all’empatia che abbiamo sviluppato.

 

Non solo, sono nate nuove amicizie, altre si sono strette. Ci siamo sostenuti a vicenda dal primo giorno, ed è straordinario vedere quanta solidarietà ancora esista.

 

Abbiamo rivestito anche il ruolo di attori. Abbiamo immaginato di essere in uno studio televisivo e ognuno di noi incarnava un ruolo specifico: chi il conduttore e chi l’inviato. E credo che questo sia stato il punto di svolta di questo corso, rendendolo sicuramente interessante, dinamico e fortemente istruttivo.

Ci siamo dedicati alle inchieste, focalizzandoci su un tema a nostra scelta, e abbiamo iniziato ad intervistare non solo gente a noi conosciuta, ma anche gente sconosciuta.

Inoltre, ci siamo perfezionati dal punto di vista della scrittura, scrivendo numerosi articoli sulla nostra redazione di appartenenza.

 

Cosa mi lascia questo corso? Difficile da credere, ma mi lascia molte emozioni e ricordi.

Sicuramente, mi sono emozionata nel sentire molte storie, e questo non capita spesso nell’ambito universitario. Ho fatto dei passi avanti, cercando di distaccarmi da quelli che sono i pregiudizi, e conoscendo le persone per come sono realmente. Ho avuto il coraggio di prendere parola davanti ad una classe composta da settanta persone. Mi sono commossa nel leggere un mio racconto, e questa commozione ha toccato anche molti miei colleghi, e per me questo momento sarà indelebile. Mi sono approcciata a questo corso, come farebbe la vera me. Senza timidezza, ma solo con tanta voglia di crescere ed imparare.

 

Inoltre, questo corso mi lascia molti spunti di riflessione su argomenti importanti, che investono la vita di tutti i giorni. Mi lascia nuove amicizie. Mi lascia un nuovo modo di approcciarmi ai contrattempi ed a qualche aspetto della vita.

 

Tutto questo è stato possibile grazie a noi, ai miei colleghi, al professore, ed a Simone.

Il professore ci ha mostrato un modo di insegnare che è completamente differente da quello che si immagina in un ambiente universitario, un tipo di insegnamento paragonabile a quello del professore nel l’Attimo fuggente’. Un modo di insegnare dinamico, al passo con i tempi, inusuale ma significativo e che ci ha arricchito, non poco. Perciò lo ringrazio davvero tanto per questo. E ringrazio Simone per la sua disponibilità, la sua pazienza e la sua dedizione a questo tipo di giornalismo.

 

Cari futuri studenti della T33, nonché futuri giornalisti, non mollate l’osso e sappiate cogliere l’attimo.

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