Di Yeganeh Saeidi Fard. Toomaj Salehi, un giovane rapper trentatreenne iraniano che con il cuore pieno di passione e la voce carica di speranza si è alzato a difesa del suo popolo attraverso la musica, è stato condannato a morte per aver osato alzare la voce contro il suo regime.
Toomaj Salehi è stato considerato ‘la voce del popolo iraniano’ grazie alle sue canzoni di protesta contro la corruzione, la diffusa povertà e la politica, nonché per il suo impegno nelle manifestazioni contro l’obbligo del velo in Iran.
Nel settembre 2022, le proteste sono scoppiate in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini, una donna di 22 anni deceduta in carcere dopo essere stata arrestata per non aver indossato correttamente il velo islamico.
Le dimostrazioni, originariamente focalizzate sulla difesa dei diritti delle donne, si sono gradualmente trasformate in una sfida al regime, rappresentando la più ampia manifestazione di dissenso dal 1979.
Il regime ha represso duramente le proteste, condannando diverse persone a morte tramite esecuzioni e impiccagioni pubbliche.
Il giovane rapper è stato arrestato nell’ottobre del 2022 per il suo sostegno alle proteste, ma successivamente è stato rilasciato su cauzione.
Ma la storia non è finita qui.
Nel 2023 è stato condannato a sei anni e tre mesi di reclusione, evitando così una condanna a morte grazie a una sentenza della Corte Suprema iraniana.
Mercoledì un tribunale iraniano ha condannato a morte Toomaj Salehi. Il musicista è accusato di “corruzione sulla terra”, uno dei reati più gravi nell’Iran contemporaneo.
Attualmente, su social media è in corso una campagna mondiale per essere la voce di Toomaj Salehi, chiedendo la revoca immediata della sua condanna a morte e il suo rilascio incondizionato dalla prigione.
La situazione evidenzia le difficoltà che i giovani iraniani affrontano nel contesto politico e sociale del loro paese.