Di Viktoria Yuskova.”È bello, giustificalo!” – questo è esattamente ciò che hanno gridato i fan di uno dei serial killer e stupratori più brutali d’America.

Contrariamente agli stereotipi associati ai criminali seriali, Bundy non si adattava all’immagine tradizionale del mostro, ma era piuttosto un individuo affascinante e ben educato, capace di sedurre le sue vittime con la sua facciata innocua. Tuttavia, dietro quella maschera si celava un assassino spietato che ha terrorizzato gli Stati Uniti negli anni ’70. Nel gennaio 1974, Bundy iniziò una sanguinosa scia di omicidi, prendendo di mira giovani donne e commettendo atti orribili. Nonostante l’apparente normalità della sua vita quotidiana, il lato oscuro di Bundy emergeva periodicamente, portando alla luce il suo vero sé. Le indagini sulle sue azioni sono state complicate dalla mancanza di collegamenti tra i vari crimini, poiché la polizia non riusciva a riconoscere l’opera di un unico assassino. Questa ossessione per un criminale così spaventoso e privo di empatia solleva domande su ciò che può portare le persone a difendere o giustificare il male. Gli studiosi hanno suggerito che questa adorazione distorta potrebbe derivare da una profonda mancanza di amore e sostegno nelle vite dei suoi sostenitori, che cercano disperatamente una connessione anche con qualcuno così malvagio. Il messaggio finale del pezzo è chiaro e significativo: l’apparenza può essere ingannevole, e bisogna sempre essere vigili di fronte ai comportamenti sospetti nelle persone intorno a noi. La storia di Ted Bundy è un monito che ci ricorda di non giudicare le persone solo in base alla loro facciata esterna, ma di essere consapevoli dei segnali che potrebbero indicare un pericolo imminente.