Di Aurora De Benedictis. Finalmente, dopo anni, torna sulla passerella del Met gala un tema dedicato unicamente alla moda maschile.
Il tema, sarà un vero e proprio tributo alla sartoria e alla cultura afroamericana, che darà spazio sul tappeto rosso dopo vent’anni, alla moda maschile.
La mostra è stata incentrata sulla storia afroamericana, si tratta di una scelta politica che vuole rimediare alla carenza di diversità che c’è stata per anni nel mondo della moda e che prova a raccontare una storia assente dalla conversazione sia nel museo sia fuori.
Il Focus sarà basato sull’importanza dello stile dandy, uno stile caratterizzato dall’amore per il bello e dal gusto per i dettagli, ma anche da tessuti pregiati, cravatte, gilet, cappelli e da accessori di valore.
La storia del Black Dandy inizia nel XV con la tratta atlantica degli schiavi africani, quando le famiglie facoltose e aristocratiche europee importavano ragazzini dall’Africa, li istruivano e li vestivano con livree eleganti.
L’esposizione prenderà ispirazione dal libro di Monica Miller del 2009 “Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity” in cui descrive il dandismo nero come una “strategia e uno strumento per ripensare l’identità, per reimmaginare se stessi in un contesto diverso, per superare un limite, in particolare durante il periodo della schiavitù, per estendere la concezione di chi è, cosa conta come essere umano “.
Il Met gala avrà luogo come ogni anno il 5 maggio al Metropolitan Museum of Art di New York e sarà molto interessante vedere come verrà trattato il tema perché le mostre del Costume Institute, non solo influenzano l’industria della moda ma riescono a raggiungere molte persone nel mondo.
Il dress code farà molto riflettere, potrebbe essere una lama a doppio taglio per il Gala ma anche una buona opportunità per dare visibilità alla cultura afroamericana.
È una tematica molto delicata che rischia di far scoppiare controversie nel sistema moda, poiché è molto facile da parte delle case di moda avere uno scivolone di stile come abbiamo assistito in anni precedenti. Si potrebbe anche rischiare di cadere nell’ambito dell’ appropriazione culturale, cosa già successa nei red carpet precedenti.