Di Giorgia Medrihan .Circeo:La violenza che ha svelato la forza delle donne Due ragazze con una vita,degli obiettivi,dei sogni davanti:parliamo di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti ai tempi 19 e 17 anni.

Ci troviamo sul litorale Romano più precisamente al Circeo,luogo in cui le due ragazze vennero portate da dei loro coetanei:Angelo Izzo e Giovanni Guido.

Una giornata di libertà,di spensieratezza al mare si trasformò nello scenario di una delle storie di cronaca italiana più brutali che ha lasciato e continuerà a lasciare una ferita profonda a tutti.

Questo accaduto oltre ad essere un capitolo di cronaca nera sarà sempre una ferita nella memoria collettiva, sollevando interrogativi su violenza, giustizia e sulla condizione femminile.

Ci troviamo in un periodo in cui le donne lottavano per i loro diritti e la notizia di questa violenza ha amplificato le richieste di giustizia e rispetto. La brutalità con cui Rosaria e la sua amica furono trattate ha messo in luce il misoginismo radicato nella nostra cultura, un fenomeno che, purtroppo, non è circoscritto a un’epoca o a un luogo specifico.

Tante donne iniziarono a parlare,non si sentivano più sole e presero coscienza delle proprie violenze subite.È come se, in quel momento, ci fosse stata una presa di coscienza collettiva: il nostro dolore deve essere ascoltato. La paura e il silenzio, elementi che hanno dominato per tanto tempo, iniziarono a svanire.

Il caso descrive perfettamente il terrore di ogni donna di subire una violenza in qualsiasi momento:in ogni punto della strada,ogni momento che abbassiamo la guardia.

La testimonianza della crudeltà di questo caso la abbiamo da Donatella Colasanti che sopravvisse alle numerose violenze e testimoniò le torture subite da lei e l amica che purtroppo perse la vita,la sua testimonianza non è solo di una sopravvivenza fisica ma di una testimonianza della forza che solo chi ha vissuto quegli attimi tremendi può conoscere.

La morte di Rosaria è un dolore che, guardando i fatti dal punto di vista di donna, ci fa interrogare sul nostro ruolo in questa società, sulla vulnerabilità che possiamo provare di fronte alla brutalità di un uomo che non riconosce limiti né rispetto.

La violenza non è solo un atto fisico: è un simbolo, è un messaggio che ci dice che, come donne, in certi momenti, non siamo mai veramente al sicuro. Che la nostra libertà può essere infranta in un attimo, senza preavviso.

Il caso del Circeo ci deve ricordare che la battaglia per la parità, il rispetto e la giustizia non è vinta e non lo sarà mai finché tutto ciò accade. È una battaglia che deve essere combattuta ogni giorno, ogni momento. Ogni donna ha il diritto di sentirsi libera, di camminare senza paura, di essere semplicemente sé stessa. Il nostro compito, come donne, è quello di non dimenticare mai, di non lasciare che le loro voci, le voci delle vittime, si spengano nel silenzio.