Di Edoardo Caffaro. La sicurezza, anche e soprattutto per le donne, sembra esser diventata ormai un’utopia: aggressioni, molestie sessuali, violenza di qualsiasi tipo, verbale e fisica, sottomissione e tanto altro. Il genere femminile è in balia di una situazione completamente fuori controllo, degenerata ormai da tempo e in cui a stento si prova a porre rimedio. In tal senso, il Giappone ha mosso i primi passi per tentare di fornire una àncora di salvataggio nei riguardi delle donne: nasce così la proposta di mettere a disposizione dei “vagoni rosa”, ovvero dei mezzi in cui si impone l’esclusività del genere femminile a bordo, per quanto riguarda il trasporto pubblico. Il termine tecnico è “Joseisenyōsha”, che comprende al suo interno le parole “donna, uso esclusivo e vagone”. Un’iniziativa lodevole, giusta, molto premurosa, meticolosa per certi versi ed inevitabilmente forte per salvaguardare il genere femminile. L’introduzione di tale misura di sicurezza è scaturita a seguito di un sondaggio, in cui il 66% delle donne che prendevano i mezzi pubblici denunciavano di aver subito degli abusi. Questa contromisura è prontamente rimbalzata nel mondo, trovando degli “alleati” in India, in cui si è deciso di seguire la falsariga del Giappone. Nella nostra penisola, invece, già nel lontano 2010 era giunta a galla la possibilità di ovviare a tale misura, ma si erano palesati dei “no” da parte delle stesse donne italiane, a seguito di un sondaggio. A distanza di 14 anni, però, la sensazione è che l’ago della bilancia possa propendere verso la direzione opposta, ovvero verso un voto a favore. Il fenomeno della violenza e più nello specifico dell’abuso sulle donne è un tassello, purtroppo, molto antico ed oggi, tramite le rapide diffusione sui social, il tutto è sotto la luce del sole. Tale condivisione, però, dovrebbe favorire un pronto intervento da parte dello Stato, a maggior ragione grazie alla possibilità di essere a conoscenza di ogni cosa, a differenza di qualche anno fa. L’invenzione giapponese del “vagone rosa” presenta un doppio lato della stessa medaglia: da una parte si prostra come una grande idea, in cui le donne possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, evitando di restare col fiato corto ogni qualvolta avessero necessità di usufruire dei mezzi pubblici. Dall’altra parte, invece, il rischio è quello di creare un effetto di “proibito” nella mente disturbata di alcuni individui, i quali sarebbero spinti ancora di più nel compiere le loro ignobili ed incommentabili azioni. Tali barbarie, naturalmente, non conferiscono un’attenuante a questi aggressori, tutt’altro. Difatti, la mente umana ha un funzionamento calamitico nei confronti del proibito, ed il rischio è che questo possa verificarsi anche in reazione al “vagone rosa”. Servono dei provvedimenti più seri, affinché le donne possano avere il diritto di vivere come meglio credano.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:22 Novembre 2024
- Categoria dell'articolo:Costume / Estero / Femminicidio / GIOVANI