Di Ludovica Visconte Una montagna russa di emozioni, questo è quello che per me ha rappresentato il corso di giornalismo televisivo.
Non tutti sono pronti a mettersi in gioco nell’aula T33, non tutti resistono. Ma, una cosa è certa, colui che è in grado di mettere l’anima in quell’aula, è il Professore Marco Palma, affiancato dal suo Assistente Simone Ferri.
Loro sono il Professore e l’Assistente che almeno una volta in Università, meritiamo di incontrare.
Sono disposti ad allungarti la mano quando hai bisogno, ad ascoltarti e ad accogliere le tue parole.
Inoltre, il Professore, non insegna un giornalismo qualunque, bensì il “Giornalismo di Vita”, quello che ti servirà sempre nel corso della tua vita.
All’interno di questo corso si fa anche una lunga crescita personale interna, grazie ai tuoi colleghi di corso che, avranno sempre una parola giusta nel momento di sconforto, sono coloro con cui potrai essere libera di sprigionare una piccola parte di te e che, saranno pronti ad ascoltarti e ad accoglierti.
È meraviglioso condividere ed ascoltare piccole parti di noi tutti.
È meraviglioso vedere come i colleghi si fidino di noi, come riescano a far uscire una loro parte nascosta che mai, avrebbero pensato di condividere con persone a loro, inizialmente, sconosciute.
Eppure, ci siamo riusciti tutti, ognuno fin dove voleva spingersi.
Ognuno ha avuto rispetto per i limiti che mettevamo nei nostri dibattiti, seppur la curiosità ci stesse logorando dentro.
Il corso di giornalismo televisivo ha visto crescere me e i miei colleghi, divenendo più consapevoli di ciò che ci circonda, ma sopratutto di chi siamo noi.
Questo è merito del Professore e del suo fidato Assistente.
L’aula T33 ci ha visti provare ad immedesimarci in conduttore del telegiornale e in inviati e dunque ci ha visti sbagliare, ci ha visti accettare le critiche, a volte pungenti, ma sopratutto ci ha visti imparare dagli errori commessi, al fine di non ripeterli più.
Questo è un insegnamento di vita ed è per questo che, il Professore ha denominato il suo insegnamento come il “giornalismo di vita”.
Nel corso di giornalismo televisivo ci siamo tutti messi in gioco, affrontando le nostre paure, ansie, insicurezze.
Siamo entrati nel vivo del giornalismo, toccando punti di dibattiti su cui avevano da fare più critica, presi da spunti da quello che ci stava accadendo intorno: politica, sistema sanitario, immigrazione, figura della donna e tanti altri.
Si sono accessi molti dibattiti in aula che, come riscontro avevano il dover fare critica, il non dover avere paura di ciò che si dice: dirlo in modo educato ma senza peli sulla lingua.
Altro aspetto del “giornalismo di vita”.
Personalmente, vengo dal laboratorio di redazione giornalistica, dove c’è stata un’infarinatura generale su ciò che è realmente il giornalismo televisivo.
Ho fatto questo lungo percorso da cui, esco con delle conoscenze del giornalismo a livello teorico ma anche a livello pratico. Ciò che davvero importa, il saper toccare e sporcarsi nel giornalismo.
Un lungo percorso che rifarei mille volte e tutto questo è grazie al Professore Marco Palma sopratutto, ma anche al suo Assistente Simone Ferri.
Ci hanno insegnato a non mollare mai l’osso, ad avere degli obbiettivi nella vita, perchè senza di essi non potremmo vivere, non avremmo un fine.
Ci hanno insegnato il valore delle due paroline: “Carpe Diem”, cogli l’attimo.
Ci hanno insegnato che se nel nostro cammino di vita ci sono dei contrattempi è bene imparare da essi, trarne i lati positivi e non farci abbattere.
Bisogna essere più forti di loro.
Infine, non bisogna mai pronunciare una parola “Ormai”, perchè questa parola indica la fine, l’arresa e noi, non ci possiamo permettere di arrenderci.
Dunque, l’insegnamento fatto dal docente e dall’assistente, non è solo a livello teorico bensì anche pratico e di insegnamenti pratici sono molteplici.
Loro hanno creduto in noi, quando noi in primis non lo facevamo.
Dico grazie a loro, ma grazie anche a tutti i miei colleghi di corso.!