Di Alice Sarnelli. Entrare in un luogo ed uscirne differenti. E se il “luogo” è un corso universitario, allora parliamo del corso di Giornalismo Televisivo. Se non credete a quel che dico, di certo lo si potrebbe chiedere alle pareti della T33, tinte di un colore spento ma protettrici dell’anima delle nostre parole, che in questi mesi hanno dato vita a quello spazio speciale solo agli occhi di chi, per fortuna, ha incrociato una delle nostre lezioni. Una casa che ha saputo raccogliere i nostri punti di vista, a volte differenti, ma anche ascoltare le nostre storie più intime e accogliere ciascuno dei nostri errori. 

Errare è umano, e l’umanità è la vera, unica, grande caratteristica che contraddistingue questo corso. L’umanità scorre nelle parole del Professor Palma, che non ama definirsi Padre Palma, ma che incarna perfettamente il ruolo del Capitano de L’attimo Fuggente: empatico, attento ma anche tremendamente diretto. L’umanità è in ciascuno dei miei compagni di viaggio, delle anime prima sconosciute ma con le quali ho costruito indelebili memorie, destinate a cambiarmi profondamente.

L’umanità è nel giornalismo, giacchè per raccontare bisogna prima comprendere ciò che si ha intorno, quotidianamente: è questo, dunque, il vero insegnamento del corso. Non si tratta di un mero appunto teoretico, ma di uno stile di vita che cambia la prospettiva di chiunque, la mia compresa. 

Il mio carpe diem, il mio attimo fuggente, è aver partecipato a questo corso decisa a voler diventare una giornalista ed aver capito, inaspettatamente, che il giornalismo è cosa ben diversa da quel che ho sempre creduto, e di aver molte più cose da imparare di quel che pensavo. Eppure, non mi sono mai sentita più vicina al giornalismo di così. 

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