Di Ilaria Corazzi. Il corso di Giornalismo Televisivo ha rappresentato, per me, un’esperienza universitaria intensa, diversa da tutte le altre: non si tratta del classico corso in cui ci si limita a prendere appunti, ma si entra in aula – la T33, che ormai attribuirò sempre a questo percorso – con l’idea di mettersi in gioco ogni volta. Sin dal primo giorno, infatti, ho avuto modo di capire che non si trattasse di un semplice insi
eme di lezioni teoriche, ma di un vero e proprio percorso formativo in cui si sviluppa un atteggiamento e un modo nuovo di guardare il mondo.
Durante le varie lezioni abbiamo lavorato sull’ascolto, sul confronto e sulla partecipazione attiva. Ogni incontro ha rappresentato un’occasione utile a crescere, mettere alla prova le proprie idee e imparare a costruire un pensiero critico e indipendente.
Abbiamo discusso, argomentato e dubitato. Non c’è stata lezione in cui non si sia verificato un confronto acceso e costruttivo. Le nostre opinioni spesso si sono intrecciate e sfidate, dandoci modo di scoprire che non esiste una sola verità ma molteplici punti di vista diversi da esplorare. È un corso che stimola continuamente il pensiero, insegna a non dare nulla per scontato e a porsi domande prima ancora di cercare risposte: in un’epoca in cui, spesso, si è abituati a parlare senza ascoltare, nel corso di Giornalismo Televisivo si impara l’importanza del silenzio, dell’attenzione e della riflessione profonda prima di prendere parola.
L’intero percorso richiede impegno, passione, tempo e dedizione.
Niente è improvvisato, ogni parola va pesata e ogni dettaglio ha un valore, né tantomeno ci si può improvvisare giornalisti: bisogna avere voglia di osservare, di cercare e di scavare dietro le notizie. Ho avuto la possibilità di scrivere articoli – di pancia, di cuore e d’istinto – realizzare inchieste e simulare veri telegiornali. Ogni attività mi ha aiutato a comprendere quanto lavoro, precisione e responsabilità ci siano dietro ogni notizia che va in onda, anche attraverso le indicazioni costruttive fornite dal docente.
Il professor Palma e la sua assistente Beatrice Lisi hanno avuto un ruolo fondamentale in tutto questo: entrambi sempre disponibili, pronti al dialogo e in grado di stimolare curiosità e coinvolgimento. Per questi motivi, in aula, si è riuscito a creare un ambiente di apprendimento dinamico e autentico, e noi studenti abbiamo sempre avuto modo di esprimerci liberamente.
È un corso che consiglio vivamente a chiunque voglia mettersi in gioco, uscire dalla propria zona di comfort e imparare davvero cosa significa informare e vedere il mondo con gli occhi del “giornalista di vita”.
Alla fine, quello che rimane non è solo una maggiore competenza tecnica, ma un cambiamento nel modo di percepire la realtà e di raccontarla. Un’esperienza che mi ha fatto crescere, come futura professionista e come persona.