Di Mirko Vinci. “Al gioco del trono o si vince o si muore”. Una frase, un mantra, una certezza che nel corso delle otto stagioni ha forgiato la mentalità di re, regine, eredi, principesse e di chiunque volesse accaparrarsi il tanto ambito trono di spade, simbolo di una serie che rimarrà nella storia per essere diventata un vero e proprio evento, ora disponibile su Infinity. Effetti speciali degni della parola cinema, dialoghi ricercati che sviluppano e presentano allo spettatore il profilo psicologico di ogni personaggio combattuto tra lealtà, onore, famiglia, ambizioni decorano un prodotto che avrebbe potuto vedere la luce avendone tutti i requisiti direttamente sul grande schermo. “Il trono di spade” è un racconto corale che ci invita a seguire le diverse linee narrative di ogni personaggio, diviso, strappato dal suo nido famigliare e costretto ad intraprendere un percorso individuale. Percorsi che nel corso delle diverse stagioni si incroceranno di nuovo. La stessa cosa accade nella vita di ogni persona, che ad un certo punto ha la necessità di allontanarsi dalla sua bolla protettiva, per volontà sua o no, ed esplorare il mondo che lo circonda. Questo non significa che non si potranno incontrare vecchi compagni di viaggio, ma la domanda da porsi è se quel compagno di viaggio sia in grado di accettare e riconoscere una persona che vagando si è adattata, è sopravvissuta ed è necessariamente cambiata. Molte volte preoccupa il fatto che le colpe dei padri possano ricadere sulle nostre decisioni e sulla nostra vita ed è proprio la condizioni che i protagonisti di questo viaggio si trovano di fronte episodio dopo episodio. Come può una giovane principessa madre dei draghi far valere la sua pretesa di porre fine alla schiavitù se suo padre era un folle distruttore di intere città. L’ombra del passato è sempre vigente ed ogni azione, ogni calcolo è fondamentale per stabilire quale sia il futuro imminente, così come quello da non ripetere. Ma la rabbia, il torto, l’ingiustizia, la sofferenza molte volte spostano il focus di quello che è il vero obbiettivo da seguire, soprattutto quando l’unico elemento visibile alla fine del tunnel è il potere. Ci si potrebbe chiedere cosa potrebbe succedere se una ragazza capace di controllare draghi dovesse mai perdere il suo focus di giustizia. Quando si soffre scatta una reazione a catena, che in un mondo come quello di questo capolavoro fantasy sta a significare solo una cosa: guerra.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:14 Gennaio 2021
- Categoria dell'articolo:Spettacolo