Di Alessandro Gibertini. Nasce la Superlega. Ora è ufficiale. Attraverso un comunicato, i 12 club fondatori hanno confermato le voci delle precedenti settimane. Lo sport più amato del mondo, come lo conosciamo, sta per cambiare per sempre. L’idea alla base è semplice: una competizione prestigiosa per le squadre più titolate d’Europa. Juventus, Inter e Milan per l’Italia. Manchester City e United, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Arsenal per l’Inghilterra. Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona per la Spagna. Accordate tra di loro. In attesa di altri 8 teams. Per partire alla corsa del trofeo, c’è bisogno di una totalità di 20. I fondatori si stanno occupando di riempire gli spazi, attraverso degli inviti. Circa 480 milioni per chi partecipa. J.P Morgan il finanziatore. La formula di struttura è intuitiva. Due gironi da 10 squadre. Le prime quattro di ognuno vanno a giocarsi i quarti. Con successive semifinali e finale. Nei turni infrasettimanali.
Da sottolineare come la competizione non tenga conto del piazzamento in campionato o di altri fattori nazionali. I fondatori saranno sempre presenti. Anche in caso di una stagione pessima.
La UEFA non è rimasta a guardare. Tantomeno in silenzio. La frase del presidente Čeferin non ha lasciato spazio ad equivoci: “La Superlega è uno sputo in faccia agli amanti di questo sport”. Parole che racchiudono anche le reazioni social. Aumenta sempre più il numero degli utenti sconvolti. Tra cui i calciatori. Il primo a “pronunciarsi” è stato Ander Herrera. Noto centrocampista del PSG: “In questo modo uccidiamo il calcio”. Post Instagram ripreso da altri suoi colleghi.
Il principale organismo calcistico europeo non si è fermato a dichiarazioni. È già sul piede di guerra. Dal punto di vista legale. Affiancato anche dalla FIFA. La minaccia è l’esclusione dei club in questione dal proprio campionato nazionale e dalle nazionali stesse. Senza contare che chi ha aderito, verrà con ogni probabilità “scartato” dalle coppe europee certificate UEFA seduta stante.
La Superlega non ha fatto piacere a nessuno.
Il calcio è fatto di emozioni. Non di denaro. Nasce da persone povere, in cerca di svago. Non da ricchi che pensano solamente ai propri interessi. Che poi che il calcio sia un business non è una novità. Ma così stiamo andando verso una via di non ritorno. Quando un bambino trova una lattina o un sasso sul marciapiede, cosa fa? Lo calcia. Sognando di essere come il proprio idolo. Sperando che un giorno diventi calciatore o che la propria squadra scali le vette d’Europa. Contro avversari più forti. Gioire e piangere per quelle partite. Più delle altre. Ma se esiste una competizione che non lo permette, cosa sognerà quel bambino?
Il calcio è di tutti. Chiediamo rispetto.
Intanto la UEFA illustra la nuova Champions League. In vigore dal 2024. 36 squadre in un singolo girone. Ora è guerra. Una guerra di interessi.