Di Nicoletta Carli. ‘’Alla tua età avevo già un lavoro stabile ed una casa ’’. Un termine di paragone sbagliato, ingiusto con cui dobbiamo costantemente fare i conti. Una frase pronunciata con arrogante superficialità e, la maggior parte delle volte, con altrettanta leggerezza ci passiamo sopra, pensando che i tempi sono cambiati e che alla fine è meglio così. Ma poi, ragionandoci su, quanta rabbia ci procura questo paragone. Quanto vuoto c’è in questi cambiamenti.
Siamo giovani: la testa piena zeppa di traguardi e gambe forti per poterli raggiungere. Siamo giovani, eppure già sappiamo che entriamo in questo Mondo a patto di doverne uscire un giorno. E dunque non c’è tempo da perdere, occhi puntati e ben fissi su obiettivi chiari e definiti, da raggiungere a tutti i costi. Così prendiamo in mano la nostra penna e incominciamo a scrivere le prime pagine della nostra vita, di un’esistenza che vogliamo rendere unica, puntando a realizzare noi stessi in tutto e per tutto. Allo stesso momento cominciamo a dover fare i conti con quell’arida realtà che è il tempo. Un tempo spietato che ci scorre tra le mani e, per quanto vorremmo, non riusciamo comunque ad afferrare. Ci rendiamo conto che arrivare a quella realizzazione è sempre più difficile, più lungo del previsto. Un contrattempo di un gioco ingiusto, ma del quale non possiamo decidere le regole. Così percepiamo su noi stessi il tempo che passa inesorabile senza far sconti a nessuno, ma allo stesso momento siamo impotenti, paralizzati. E quell’indipendenza sembra essere ogni giorno più lontana. Ci accorgiamo che ad oggi prima di arrivare alla meta desiderata c’è una salita sempre più ripida, da imparare a scalare con le unghie. Bisogna essere preparati, competenti, versatili, saper gestire tempistiche estenuanti e fare i conti con una competizione spietata. E mentre nella nostra testa pensiamo di non essere delle macchine, continuiamo comunque a vivere quest’alienante realtà con una sola consolazione tra le mani: lo stiamo facendo per noi stessi. Così viviamo anni ed anni interminabili di studio, dedizione, prontezza, lavoro e tanta speranza di farcela. Leggiamo statistiche con su scritto che in Italia, in media, i giovani non escono fuori dal nido familiare prima dei 30 anni e non ci sorprende; perché siamo noi i primi a provare sulla nostra pelle quanto sia difficile raggiungere quegli obiettivi di indipendenza e stabilità, che sembrano inarrivabili. La determinazione vacilla parecchio di fronte a tanta incertezza. Allora c’è ansia, confusione, paura di non arrivare mai. Timore di tradire i nostri sogni, le nostre aspettative, noi stessi. Ci sentiamo definire come ‘’la generazione dei bamboccioni’’, quando invece siamo solo tanto ambiziosi. Quando vorremmo solo avere la certezza che, dopo tanta fatica, arriverà quella vita sperata.
Siamo giovani, e sappiamo di avere di fronte un percorso complesso e pieno di ostacoli, che richiederà indubbiamente molto tempo. Ma siamo anche grintosi, determinati e arrabbiati. Coscienti del fatto che sarà difficile, ma mai impossibile, raggiungere ogni nostro obiettivo. Non ci è dato sapere quando, ma arriveremo tutti a quella meta tanto agognata. Arriveremo tutti a godere del panorama offerto da quella meta, che sembrava inarrivabile. E quella vita sognata si materializzerà davvero, e sarà unica. Meravigliosamente solo nostra.