Di Simone Ferri
Da una settimana i riflettori del cinema musicale italiano sono accesi su Franco126 e sul film del suo attesissimo secondo album.
L’artista è uno dei figli della scena melodica romana attuale; i vicoli della capitale nei quali è cresciuto sono per lui la principale fonte d’ispirazione per i testi, nati da quel romanticismo romano, condito dal profumo della capitale, la calata dialettale, l’amore sempre un po’ appannato, la nostalgia del passato e un pizzico di malinconia.
Con il tempo, ha completato il suo percorso di scrittura; la penna è diventata ancora più elegante e raffinata, rimanendo comunque di strada. Le parole infatti sono scelte con cura poiché tra l’una e l’altra c’è il momento più importante, ovvero pensare alla prossima.
Il titolo del suo secondo disco si rifà al concetto del cinema in solitudine, c’è lui da solo in luogo chiuso. Il grande schermo proietta quello che può essere considerato a tutti gli effetti il proseguimento del CD d’esordio, “Stanza Singola”.
Prendono vita 10 cortometraggi che mescolano un mix di emozioni nelle quali l’autore si guarda intorno, anziché guardarsi dentro; egli stesso è il regista di momenti e situazioni che narra attraverso il suo sguardo e quella voce graffiata e sbiascicata, una calamita che trascina l’ascoltatore all’interno di ogni pezzo.
Il progetto è ricco di istantanee e di episodi raccontati con un linguaggio universale, storie diverse che aprono il sipario sul vissuto del cantante.
Le diverse sonorità dei brani rimangono coese tra di loro e circoscritte nell’indie pop, a testimonianza di come lui abbia stretto un patto con il vero cantautorato.
“Multisala” è pura letteratura, accoglie dei temi come la paura di crescere, di dimenticare o di ricordare un amore, con nostalgia ma anche con la voglia di guardare oltre.
Franco ragiona con la mentalità con la quale è cresciuto, gli anni ’80-’90: lo sforzo che fa è cercare di contestualizzare il tutto nella società moderna. Il risultato che ne consegue è aver concepito un album dalle varie sfaccettature, fuori dalla moda per diventare classico.