Di Emanuele Mignone. Ancora in sella: la Speranza era quella di farla finita con una sanità malata, al collasso, fallimentare per molti aspetti e tutto sommato da poco “commissariata”. ce lo dovremo ancora tenere ma ora è “sotto osservazione”.
Il ministro della salute Roberto Speranza di cui si è tanto discusso in questi ultimi giorni, è riuscito a mantenere ancora una volta salda la sua poltrona, nonostante la mozione di sfiducia individuale chiesta da Fratelli d’Italia. Salvato dalla più ampia maggioranza al Senato, che ha visto tra i “No” anche la Lega e Forza Italia, evidenziando un distacco con l’altro partito di centrodestra, quello di Giorgia Meloni, che rimane quindi apparentemente isolato.
Il “No” della Lega è arrivato, giustifica Salvini, per non intralciare i presunti piani del premier Mario Draghi, così da non aprire ad una nuova e infelice crisi di governo; il Leghista, che molto spesso ha mostrato pubblicamente il suo disprezzo contro Speranza, ha palesato di “preferire tutta la vita” il nome di Pierpaolo Sileri al dicastero, una dichiarazione che non fa di certo auspicare all’attuale ministro della salute un futuro privo di contrasti da parte del Carroccio.
Sono passati mesi ormai dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, ma le manovre di precauzione pensate per il periodo di riapertura non sono ancora state concretamente applicate; si parlava di temi come il potenziamento del sistema dei trasporti, o il rientro al 100% degli studenti nelle scuole, ma ci ritroviamo come al solito con un mucchio di promesse mai rispettate.
L’attuale governo di Unità Nazionale, nelle azioni mosse a difesa dei cittadini, poco si discosta dal precedente esecutivo Conte, con la differenza che il popolo italiano è ormai stremato; alcune categorie di lavoratori duramente colpiti dalle ripercussioni delle norme sanitarie restrittive, iniziano a farsi sentire con numerose e preoccupanti proteste.
Il ministro Speranza, anche questa volta ha mantenuto la sedia, ma deve seriamente lavorare per andare incontro alle necessità dei cittadini, gli stessi che ormai sono stufi di questi giochi politici, in cui ogni partito facendosi beffe di chi dovrebbe rappresentare, tenta con ogni modo di mescolare le carte al governo provando ad accalappiare nuove poltrone o a cementificare quelle sopra cui i propri membri seggono.