Di Carlotta Foschini .
Ritrovarsi nuda, spoglia, vuota, dolorante una mattina e non ricordarsi nulla di quello che è successo la sera prima..Questa è una parte minima, una parte superflua, una piccolezza nei confronti di tutto l’orrore, la sofferenza, la brutalità che ci possa essere dietro ad una ragazza che è stata drogata e stuprata con il GHB. Una ragazza che un sabato sera magari era andata a ballare con le amiche in discoteca, felice, piena di entusiasmo, di voglia di fare amicizia, di divertirsi, di bere un drink, un’atmosfera che si è trasformata in qualcosa di cupo, buio, scuro. Ci vuole coraggio, insensibilità, indifferenza per usare una droga, la cosiddetta “droga dello stupro” per portare volontariamente una ragazza ad uno stato incosciente, ad essere così vulnerabile da poter abusare di lei. Quest’ultima non l’ha scelto, non poteva prevederlo, non poteva proteggersi, le avete tolto una delle cose più importanti in una persona : la possibilità di scegliere, il diritto di scegliere se concedersi ad un uomo. Una droga che si può trovare semplicemente su internet, che è facile da procurarsi. Il GHB è una sostanza liquida o polverizzata spesso inodore e incolore che è semplice da confondere nelle bevande e provoca nella vittima un effetto circa un quarto d’ora dopo l’assunzione. Si inizia con un breve stato di euforia e poi successivamente stanchezza, sonnolenza, debolezza. I problemi principali possono essere due: il primo il dosaggio, poiché se sbagliato,eccessivo, mischiato ad alcol o ad altre droghe, potrebbe portare anche ad avere difficoltà respiratorie, un coma e perfino la morte. Un altro problema è che non si sa se quello che si usa è veramente GHB o se sono altre droghe, in quest’ultimo caso non si potrebbero sapere neanche le conseguenze. Non si può e non ci si dovrebbe sentire “persone” nel commettere un atto, a tutti gli effetti considerato come una violenza, soltanto per negligenza, per egoismo. Non può essere divertimento, non può essere noia, non può essere un gioco. Bisogna stare attenti specialmente in posti affollati dove non si ha il controllo di ciò che potrebbe succedere. Un mondo dove ancora bisogna dire di stare attenti noi, perché purtroppo sono sempre di più i casi e invece che fare passi avanti ci ritroviamo sempre indietro. Un mondo dove non si può stare tranquilli neanche per una sera con le amiche. Un posto dove si pensa che si possa scegliere cosa fare con una persona indipendentemente dalla volontà di quest’ultima, dal suo dolore, dalla sua fragilità e vulnerabilità. Combattiamo per sentirci al sicuro.