Di Federico Manzi. Sono passati solamente tre giorni dalla vittoria della Roma nella stracittadina contro la Lazio, ma in città –sponda giallorossa- si respira ancora un’aria di festa, accompagnata dalla solita goliardia che stavolta, a differenza del derby d’andata vinto dai biancocelesti, ha colpito i tifosi della Lazio. Battaglia iniziata ancor prima del calcio d’inizio con le due tifoserie che, come da consuetudine, si sono sfidate a colpi di coreografie mozzafiato: Curva Sud contro Curva Nord, la lupa Capitolina da una parte contro l’aquila dall’altra. Insomma, due ideologie opposte sempre in combutta nel corso dei tanti derby giocati.  Tre, come i gol che la squadra di Mourinho, in appena quaranta minuti, ha insaccato alle spalle di Strakosha. Una Roma così l’avevamo vista ben poche volte in questa stagione. Compatta e sempre attenta in fase difensiva, con Rui Patricio praticamente mai pervenuto; un centrocampo che, con Cristante regista ed un Oliveira, che alle spalle dei tre davanti, sembrava aver ritrovato lo smalto delle prime due partite giocate in maglia giallorossa; una fase offensiva cinica e spietata, con l’inglese in maglia 9, Tammy Abraham arrivato a quota 19 gol nella sua prima stagione nella Capitale, a meno due da due mostri sacri della storia giallorossa come Montella e Batistuta che, nella loro prima stagione a Roma, arrivarono a segnare 21 reti. Insomma, visto il rendimento del londinese, in sorpasso sembra una formalità. Ora l’ultima sosta delle Nazionali, per poi tuffarsi -tra dieci giorni- nello sprint di fine stagione, con la speranza  per i tifosi giallorossi che, differentemente dal solito, Mourinho e i suoi continuino sulle ali dell’entusiasmo del derby vinto, cercando almeno di dare il massimo in campionato con un occhio ben più che vigile sulla Conference League che, visto il quarto posto ormai praticamente irraggiungibile date le pretendenti, deve diventare l’obiettivo numero uno per riportare a Roma quel trofeo tanto sperato che manca da ben tredici anni.