Di Mayla Cilla. 2 marzo 2006, l’Italia si ferma. Telegiornali e qualsiasi programma televisivo iniziano a parlare e a seguire gli sviluppi della scomparsa del piccolo Tommaso Onofri. Facciamo però un piccolo passo indietro, Tommaso viveva insieme alla sua famiglia a Casalbaroncolo in provincia di Parma. Aveva degli occhioni azzurri che non vedevano l’ora di scoprire il mondo, con un sorriso stupendo. Era un bambino molto vivace e amava giocare insieme al suo fratellino tra le mura sicure della loro casa. Ma proprio in quelle mura così sicure, il 2 marzo del 2006, si è consumato l’orrore. Era una serata tranquilla, Tommy indossava il suo pigiamino azzurro, quando tutto ad un tratto si spengono le luci in casa, il papà di Tommy esce fuori per riaccenderle quando all’improvviso viene spinto da due uomini incappucciati e armati che entrarono in casa, legarono sua madre ed il suo fratellino. Quando si riaccesero le luci però il piccolo Tommaso non c’era più, lo avevano preso. Da quel momento in poi nulla fu più come prima. Iniziarono subito le ricerche, le televisioni lanciavano appelli e alcuni volontari si unirono per trovarlo e riportarlo a casa tra le braccia della sua famiglia. Interrogatori, appelli continuarono imperterriti fino al 2 aprile, quando Mario Alessi, uno degli uomini coinvolti nel sequestro, crollò durante un interrogatorio ed indicò il luogo dove si trovava il corpicino di Tommy, oramai morto. Ma la cosa più sconvolgente è che tra le persone coinvolte c’era una donna, e sì sconvolgente perché questa donna era anche una mamma. La giustizia ha fatto il suo corso e venne dato l’ergastolo a Mario Alessi, per aver organizzato il piano, 30 anni ad Antonella Conserva, compagna di Mario, e 20 anni a Salvatore Raimondi. Come se non bastasse Salvatore e Mario erano anche i muratori della casa degli Onofri. Non si può immaginare il dolore dei genitori nel pensare che hanno avuto dentro la loro casa i futuri assassini di Tommaso. Sono stati traditi da chi avevano accolto, magari con tanto amore, nella loro casa. Non ci sono parole per descrivere questa oscenità, solo tanta rabbia e lacrime. Il piccolo Tommaso è diventato da quel giorno il figlio di tutti. Al suo funerale si trovavano più di 50.000 persone, tutti uniti da una sola domanda: “Perché?”, strappare via una vita così innocente, così piena di vita…e mentre la piccola bara bianca veniva portata via, in tanti si sono resi conto che il volto del piccolo Tommaso non se lo sarebbero più dimenticato, che la sua storia non si sarebbe mai scordata! Sua madre ha continuato a lottare, nel dolore, per avere giustizia. Ancora oggi quando se ne parla è una ferita che piano piano si riapre, soprattutto quando si è venuti a conoscenza che Salvatore Raimondi nel 2024 ha ottenuto una semilibertà. “Questa non è giustizia, ma un’ingiustizia” la replica della madre di Tommaso. Una vita innocente strappata per sempre non restituirà più l’equilibrio e la tranquillità. Ma bisogna lottare ancora per il piccolo Tommaso, per la sua voglia di vivere e di scoprire il mondo, bisogna lottare ancora, almeno tenendo vivo il suo ricordo. 

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