Di Giovanna Bacco. L’Italia è un paese intollerante? Una domanda che, nel corso degli ultimi tempi, ha trovato una risposta sempre più chiara, netta, decisa. Perché, per quanto riguarda specialmente i nostri comportamenti online, siamo sempre più razzisti ed intolleranti. Una risposta amara, cruda, diretta… una risposta, però, che non può non trovare conferma in tutto ciò che leggiamo, ascoltiamo, quotidianamente.
Un’intolleranza che viene alimentata dal fortissimo impatto che il linguaggio e i social network hanno sull’opinione pubblica. Infatti, Silvia Brena, co-fondatrice di Vox e Ceo di Network Comunicazione, un’importante società di comunicazione, ha ben spiegato quanto i social possano essere dei veri e propri incubatori di odio. Ogni messaggio viene polarizzato al negativo per poi entrare in un meccanismo vizioso che porta al fenomeno dell’hate speech, ovvero, forme di espressione che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l’intolleranza sotto qualsiasi punto di vista: l’odio razziale, la xenofobia, gli abusi, i pregiudizi, gli stereotipi, le ingiurie e tutto ciò che può condurre ad una forma di avversione o di insulto. “Sui social viene sdoganata quella che era una censura sociale”, afferma Brena, soffermandosi sul fatto che l’apice di espressioni di violenza e di odio vengono fuori con alcune e singolari uscite pubbliche dei rappresentanti delle istituzioni, di chi ci governa. E questo è vero, se pensiamo, per esempio, a quando Matteo Salvini prese una drastica posizione, qualche mese, fa contro l’incontro di Papa Francesco in Vaticano con 500 persone di etnia rom, scatenando forti ed intensi messaggi online.
Ciò accade soprattutto quando ci si trova dietro ad uno schermo, quando si pensa di poter dire esattamente tutto ciò che si vuole perché tanto nessuno sa chi siamo, quando probabilmente non si ha il coraggio di dire ciò che si scrive guardando negli occhi magari il diretto interessato. Quando è più facile reagire con violenza, con odio, con pregiudizio, piuttosto che riuscire ad esprimersi in modo educato, pacato, pacifico. Perché ognuno è liberissimo di dire ciò che pensa ed è anche questo, a volte, il prezzo della verità. E invece, si preferisce istigare all’odio, al razzismo, alla negatività. Senza rendersi conto che le parole hanno un peso… proprio come sostiene Tiziano Ferro nel profondo monologo durante una puntata della trasmissione ‘Che tempo che fa’: “Le parole hanno un peso. Nella vita e sugli schermi. E, per carità, smettiamola di difenderci tirando in ballo l’ironia e il sarcasmo: quelle sono arti delle quali bisogna imparare il mestiere. Non confondiamo le acque. E i livelli… Le parole hanno un peso. E certe ferite resistono nel tempo. L’apologia dell’odio non è un reato che dovrebbe poter cadere in prescrizione. Ma in questo Paese una legge contro l’odio non c’è, quindi: bulli e odiatori italiani, tranquilli siete liberi! Io intanto aspetto tempi migliori, nei quali le parole magari un giorno… avranno un peso». Bisognerebbe smetterla di tollerare questi meccanismi e cercare, invece, di metterci un freno… di regolamentare e placare definitivamente questi fenomeni che non fanno altro che generare violenza, odio, disprezzo.