Di Dorian Gronchi.Ci sono momenti della giornata in cui una scatoletta di tonno mangiata come snack offre più piacevolezza di quanta gli autobus della capitale ne offrano ai cittadini.
Il funzionamento dei trasporti offre a tutti una grande vastità di spostamenti con corse proposte ad ogni orario possibile.
Saranno abbastanza per affrontare la situazione di crisi sanitaria che stiamo tutti vivendo in questo periodo storico tormentato?
I pendolari e tutti coloro che utilizzano con frequenza i trasporti pubblici sono costantemente sottoposti a situazioni di rischio, in quanto, viaggiano nella città più popolata del paese, in cui ,oltretutto, non vengono garantite sui mezzi le misure di sicurezza proposte dal ministero della salute.
Gli stessi passeggeri si concedono, inoltre, il lusso di fuorviare da azioni “altruistiche” come ad esempio mantenere sul naso la mascherina, se si pensa poi alle condizioni indecenti in cui vengono presentate le vetture e il numero spropositato di viaggiatori consentito sulle stesse, il contesto diviene ancor più grave.
La buona novella dei commercianti del traffico urbano, che seguono i piani fortemente consigliati dallo stato, rimane, difatti, una leggenda, una realtà antica risalente al marzo 2020, quando la sicurezza era d’OBBLIGO.
Allora perché non inserire ulteriori mezzi in frazioni di tempo più ristrette?
Questa soluzione risolverebbe in parte il caso ma, purtroppo, utopica,
date le spese al momento insostenibili.
E’ possibile, quindi, cambiare un sistema?
Il problema ha radici troppo profonde per essere eliminato con un rapido colpo di mano.
Per adesso non possiamo fare nient’altro che aprire gli occhi e ritrovare un’iride di responsabilità, perché non si può sperare di attuare un qualcosa di concreto e incisivo senza prima divenire razionalmente uniti e, soprattutto, senza riuscire, prima ancora, ad essere d’esempio per sé stessi.