Di Fabiana Fava. Dietro quelle realtà ci sono delle storie: storie di adolescenti dalle vite complicate, storie di adolescenti comprate e vendute. Quando si parla di prostituzione, in particolar modo di quella minorile, ci si sente subito in diritto di giudicare quella ragazzina, che si prostituisce; e la sua famiglia accusandola di non aver trasmesso i giusti valori, di non interessarsi alla vita privata dei loro figli.
La domanda da porsi non è perché queste giovani donne vendano il proprio corpo ma quali siano, invece, le cause che hanno portato a una tale scelta.
La vita di Agnese (nome di fantasia) si è sdoppiata solo all’età di 15 anni: un’adolescenza vissuta tra scuola, amici e appartamenti lussuosi dove incontrare i clienti, feste private, droga…
Si è avvicinata al mondo della prostituzione quasi per caso, inconsapevolmente; voleva trovarsi un lavoretto per iniziare ad essere indipendente e togliersi dei piccoli sfizi, senza gravare sulla situazione economica della sua famiglia.
Ed è nella figura di Mirko, l’organizzatore degli incontri, che Agnese ha trovato un modo per fare soldi facili: ha iniziato a vendere il suo corpo a uomini maturi. Dopo ogni incontro la ragazza era consapevole di quanto fosse sbagliato quello che stava facendo, ma lo faceva per avere sempre di più: borse, vestiti dei marchi più costosi, la macchinetta elettrica, i soldi per il taxi… una volta conosciuto il lusso sfrenato non voleva più rinunciarci. La prostituzione era il prezzo da pagare per potersi permettere cose futili ma che potessero farla sentire accettata dai suoi coetanei.
“ A volte i soldi che guadagnavo li davo a mia mamma per la spesa, per le medicine necessarie a mio fratello… le avevo detto che spacciavo” afferma Agnese. Forse agli occhi di una ragazzina mentire su come si procurasse realmente i soldi costituiva il male minore se attraverso questi poteva essere di aiuto alla sua famiglia. Una famiglia che però avrebbe dovuto indagare rifiutando i soldi e aiutandola ad uscire da quel circolo vizioso di cui faceva parte. Secondo quanto riportato da Agnese, la madre era quasi sollevata dal fatto che la figlia contribuisse alle spese di casa seppur quei soldi provenissero da attività illecite.
Non è accettabile che una famiglia accetti quei soldi sporchi, sofferti da una ragazza di 15 anni come non è accettabile che una persona adulta, che in teoria dovrebbe essere un punto di riferimento per un giovane, si trasformi in un carnefice che incita alla prostituzione.
Agnese ha perso gli anni della sua adolescenza, anni che non le darà più indietro nessuno.