Musica/ Coachella 2025 e l’apparente libertà di espressione
Di Giulia Arcangeli. C'è un luogo nel mondo dove, per due weekend all'anno, la musica si fonde con l'arte, la moda si trasforma in manifesto e il deserto diventa palcoscenico: è il Coachella Valley Music and Arts Festival. Un evento nato nel 1999 a Indio, in California, che oggi rappresenta molto più di una semplice rassegna musicale: è un fenomeno culturale, un'esperienza collettiva che attira ogni primavera centinaia di migliaia di persone da ogni angolo del pianeta. Nel cuore dell'Empire Polo Club, sotto il sole del deserto californiano, si susseguono concerti, installazioni artistiche , performance immersive e look eccentrici che trasformano il festival in un vero e proprio universo parallelo. L'edizione 2025 non ha deluso le aspettative. Sul palco si sono alternati grandi nomi della musica internazionale. A guidare il festival, Lady Gaga, che ha lasciato il pubblico senza fiato. I Green Day, non sono stati da meno, hanno infiammato la scena con il loro spirito punk, mentre Post Malone ha incantato con un set che ha ripercorso la sua carriera, tra ballate malinconiche e hit globali. Ma la line-up lascia spazio anche ad artisti minori o emergenti che trovano su quei palchi una spinta per emergere. Eppure, nonostante i grandi nomi, il Coachella di oggi sembra essersi trasformato. Se un tempo era l'élite delle celebrità a dettare tendenze, con outfit curati nei minimi dettagli e post virali che facevano sognare milioni di follower, oggi il pubblico è molto più variegato. Celebrità e influencer hanno lasciato spazio anche a persone comuni, ragazzi e ragazze che per pochi giorni si trasformano in protagonisti, emulando quei look iconici che un tempo vedevano solo attraverso uno schermo. Il Coachella continua a essere celebrato come simbolo di libertà espressiva e creatività. Eppure, tra un outfit studiato per Instagram e una performance da filmare più che da vivere, resta il dubbio che quella libertà tanto osannata sia, in fondo, solo una forma di adeguamento a ciò che quell'ambiente richiede. Molti si sentono liberi di esprimersi, di sperimentare, di essere sé stessi. Ma a guardar bene, quella libertà sembra spesso una messa in scena, una tensione continua a voler apparire parte di qualcosa, a seguire canoni già stabiliti. Il festival, prima percepito come esclusivo e irraggiungibile, è ora teatro dell'omologazione della gente comune. Così, ciò che è un tempo era un'espressione autentica di individualità, oggi rischia di diventare lo specchio di una società che confonde la libertà con la necessità di piacere.