Di Giorgia Di Stefano

Se meno di un decennio fa la Siria era tra i paesi del Medio Oriente con il più alto tasso di turismo, a partire dallo scoppio della guerra civile siriana nel 2011, le cose sono notevolmente cambiate. I dati del 2010 stimano 8,5 milioni di visite, circa il 40% in più dell’anno precedente, il turismo infatti, in quell’anno, ha notevolmente contribuito al PIL (Prodotto Interno Lordo) con una percentuale del 12%.
Ma a cosa era dovuta questa fortissima affluenza?

Sono molti i siti di attrazione siriani, molti dei quali sono purtroppo stati distrutti dai bombardamenti avvenuti nell’arco degli ultimi otto anni di guerra civile. La Siria può infatti vantare alcune delle città più antiche dell’Asia Occidentale tra cui la città vecchia di Aleppo, dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1986, e Damasco, scelta nel 2008 come la capitale araba della cultura.
Vi sono altri siti UNESCO che sono entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità, oltre ad Aleppo e Damasco infatti troviamo anche le “Città dimenticate” (antichi villaggi meravigliosi), la fortezza militare siriana che prende il nome di “Krak dei Cavalieri”, la caratteristica Cittadella del Saladino (in lingua araba Qal’at Salah El-Din) e la città di Palmira, un tempo tra le più importanti del Paese.

Ora, a nove anni di distanza, il numero dei visitatori annuali è sceso di circa il 75% e i turisti che scelgono la Siria come destinazione del proprio viaggio sono principalmente attratti dal turismo di guerra. Questi amanti dell’avventura estrema sembrano cercare le forti e violente sensazioni che si generano in noi davanti ai conflitti, alle rovine e al dolore di persone distrutte da una guerra che ha trasformato una delle più belle perle del Medio Oriente in un campo minato.

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