Di Emanuele Montuori

Il derby della capitale è sicuramente uno dei più emozionanti del campionato italiano: sarà per l’accesa rivalità delle due compagini cittadine che si contendono la supremazia su Roma, sarà per l’atmosfera che in città si crea già da una settima prima della sfida, sarà per tutto quello che ne scaturisce successivamente tra sfottò e goliardia. Sta di fatto che quando a Roma c’è il derby, lo sanno e lo sentono tutti: tifosi e non.

L’aria nei giorni antecendenti alla gara è rarefatta, quasi come se fosse difficile da respirare. Tra i tifosi della due squadre si incomincia a generare tensione, voglia di vincere, di prendere in giro lo sconfitto, tutto questo condito da una buona dose di goliardia. Ecco: goliardia. Questa è la parola chiave. Si perché di goliardico nel derby di Roma c’è solo il post gara, quando la partita è già conclusa e i vincitori sfogano tutta la tensione accumulata con sfottò di ogni tipo.

Tensione è l’altra parola chiave. Andare allo stadio il giorno del derby vuol dire essere consapevoli che potrebbe succedere qualunque cosa: scontri con le forze dell’ordine, discussioni, ingorghi, zuffe e purtroppo, come è già capitato potrebbe scapparci il morto. Come è già successo in passato.

Per fortuna ormai sono anni che durante le stracittadine non succedono fatti troppo eclatanti, ma scontri con i poliziotti e risse tra tifosi fanno sempre la loro comparsa. Si perché tra tutte le persone che vanno allo stadio a godersi la partita ci sarà sempre l’esaltato che sente la necessità di compiere gesta più che evitabili per non si sa quale motivo o ragione. La cosa buffa è che, agli occhi di questi esaltati, chi va allo stadio e non si unisce a queste zuffe rimarrà sempre un tifoso che non ha dato il 100% per la propria squadra: come se ammazzarsi di botte con un’altra persona che di diverso da te ha solo una fede calcistica servisse a portare la propria squadra alla vittoria.

Attenzione però: qui nessuno sta dicendo che laziali e romanisti il giorno del derby devono volersi bene e andare di d’amore e d’accordo, perché sarebbe una cosa fuori dal mondo, ma nemmeno di doversi obbligatoriamente scannare alla sola vista.

Ma perché il derby della Capitale ha questo significato cosi importate per tifosi e società? La risposta sembra quasi scontata: un derby vinto a Roma, vale quanto un trofeo (a dir la verità uno ce n’è stato che aveva questa importanza, ndr). A Roma, entrambe le squadre sonno anni che non alzano un trofeo prestigioso come uno scudetto o un trofeo internazionale. Alla Lazio è andata meglio da questo punto di vista, l’ultimo trofeo vinto risale alla stagione 2017/2018 quando si aggiudicò la Supercoppa Italiana contro la Juventus, mentre per la Roma risale al 2007/2007 quando vinse la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia.

Oltre a questo si aggiunge un altro fattore che in questi tempi sta toccando molte squadre e tifoserie: il razzismo negli stadi. Nel 2019 ci sono ancora intere tifoserie che discriminano giocatori in base al loro colore della loro pelle o alla loro provenienza e nonostante a provvedimenti presi, curve squalificate, multe alla società e daspi inferti a centinaia di ultras, tutto ciò continua a succedere.

Ricorderemo tutti lo scandalo dello scorso hanno legato alle figurine che raffiguravano Anna Frank con la maglia della Roma, oppure alle scritte presenti in giro per Roma che inneggiano a nuovi Paparelli o Gabriele Sandri, agli striscioni con su scritto “Lazio – Livorno, stessa iniziale stesso forno”, per non parlare di bandiere raffiguranti svastiche e simboli riguardati il fascismo affisse in Curva Nord.

I problemi legati alle tifoserie stanno da entrambe le sponde del Tevere e fino a quando il confine che separa goliardia e discriminazioni razziali continuerà a esse superato in questo modo a Roma nel periodo del derby, ci sarà sempre un clima più che bollente.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Sport