Di Fabio Panfili

Mia nonna, democristiana da una vita, mi ha sempre raccontato con grande piacere delle sue esperienze poco prima e durante la 2a Guerra Mondiale. Ricordava Mussolini in molti decreti che fece: non lo ha mai detto esplicitamente, ma penso che ammirasse quell’uomo, nonostante la sua storia. Era una bambina, e sentiva la radio nazionale come tutti gli altri. Molte cose rimangono impresse. Non ha mai avuto una grande ammirazione per Tito “quel bastardo ha buttato migliaia di italiani nelle fosse, solo perché erano italiani”. I suoi ricordi sono i miei ricordi. Le parole di mia nonna che mi descrive dettagliatamente quel gran bagliore che si scagliava nel cielo, le navi romane bruciate dai nazisti in fuga,al lago di Nemi, sono immagini che si sono impresse nella mia memoria. Sarà un tesoro che porterò sempre. Ovviamente non si può rimanere indifferenti circa quello che è successo nei lager più di settant’anni fa. Ma vi dico questo. Sono stato ad Auschwitz II, ho visitato il campo di Birkenau. Sono posti congelati dal tempo e noi oggi possiamo sì ricordare, ma concretamente, il massimo che possiamo fare è immaginare. È impossibile ricordare ciò che non si è vissuto. Ho avuto la possibilità d’incontrare questa guida che all’epoca ebbe diversi familiari e cari amici internati, mai più rivisti. Ho avuto la possibilità di intravedere ciò che potesse essere: la cruda realtà della vita, il freddo che diventa parte della tua essenza, l’attaccamento viscerale, per alcuni, alla vita stessa; altri invece che trovavano la via più veloce a ridosso delle reti elettrificate. Potrò mai ricordare e dimenticare?

Ce ne furono a migliaia, milioni, molti nemmeno ebrei; nelle foibe, gli italiani gettati, molti non erano fascisti. Potrò ricordare e raccontarlo in futuro? Il problema è che ricorderemo fin quando le grandi organizzazioni governative non avranno più motivo di farlo. Ci viene inculcato, prendo l’esempio precedente, che nei lager milioni di ebrei furono massacrati in modi indicibili.  Per non  parlare di uno dei tanti genocidi di questo secolo. Vogliamo pensare, o meglio ricordare gli armeni? Siamo bravi a distinguere fra chi dovrebbe avere la “priorità” ad essere ricordato, ma scordiamo sempre che erano uomini, bambini, lavoratori, persone con speranze,desideri, come noi. Ricordiamo, sì, ma ricordiamo che queste persone sono morte per una causa  esterna a loro. Ricordare e collocare nel giusto scaffale della memoria che appartiene ad ognuno di noi. Questa è la storia, e lager e foibe fanno parte di ciò che la storia ha prodotto e ci offre: sta ad ognuno di noi voler ricordare o meno; volerne parlare o cancellarne il ricordo. Ma è proprio il ricordo che ci deve far riflettere.