Di Giordano Tabbì

Lebron James, un uomo di 203 cm e 113 kg che si muove in campo con l’eleganza di un cigno. Riesce a compiere con una semplicità unica dei gesti atletici che noi umani non riusciamo neanche ad immaginare e ci stupisce ed emoziona ad ogni sua giocata, riesce a trascinare una squadra da solo. Da molti viene considerato il migliore cestista della storia della NBA. Il 7 Marzo scorso, con la sua nuova casacca dei Los Angeles Lakers, ha scavalcato al quarto posto dei marcatori di tutti tempi della lega Michael Jordan.

Il prescelto. Chissà James quante volte si sarà sentito dire di esserlo, talmente tante che alla fine ha deciso di tatuarselo sulla schiena “the chosen one”, un gesto che ha significato come Lebron stesso abbia capito l’onere e l’onore di quell’appellativo ed è come se, tatuandoselo sulla pelle, lo sentisse sempre più suo, partita dopo partita. La forza di Lebron è stata quella di aver dimostrato di poter sempre superare i propri limiti e di raggiungere sempre i propri obiettivi.

La scelta di lasciare la sua casa, Cleveland, per andare a giocare a Miami nel 2010 fu etichettata come una scelta troppo semplice ed i sostenitori dei Cleveland Cavaliers lo hanno definito un traditore. A Miami gioca da protagonista, gioca 4 finali e vince due volte il titolo, ma a James non basta, lui vuole dimostrare di essere cresciuto a Miami, e così, quasi inaspettatamente, fa un passo indietro e torna a casa, a Cleveland. Qui trova una rosa più forte di quella che aveva lasciato qualche anno prima e riesce nell’impresa che sognava, portare il primo titolo alla sua gente, quasi come fosse una tappa essenziale della sua carriera, come se si sentisse in dovere di farlo perché quella gente aveva sempre creduto in lui, e lui non voleva abbandonarli così, senza aver lasciato il segno. E’ qui che Lebron è diventato “The King”, il Re, perché è riuscito a trascinare la squadra della sua città alla vittoria finale prendendosi sulle spalle tutto il carico di pressione sia da parte di una città, che stava sognando, sia dei media, che avevano riposto sui Cleveland Cavaliers e su James delle aspettative altissime.

Superare Jordan nella classica all-time di marcatori significa aver superato il più grande di tutti i tempi. Ma il Re non si vuole fermare qui, vuole cercare di arrivare in testa, di superarli tutti. Lebron è adesso quello che Michael Jordan era per la sua epoca, un giocatore unico, completo sia in difesa che in attacco che fa della sua forza maggiore la mentalità, che ogni ostacolo si può superare ed ogni sogno si può realizzare. Il loro numero in comune, il 23, fa da sempre sognare tifosi e bambini. Il confronto viene da se perché entrambi riescono a dominare il parquet praticamente da soli, prevedono il gioco e quando la palla si fa pesante la giocano loro, perchè sono consapevoli della loro forza. Il paragone in questi casi esce da sè, ed è impossibile non porsi la domanda: Meglio Lebron James o Michael Jordan? Se guardiamo i titoli non c’è storia, perché MJ ne ha vinti 6 mentre James solo 3, però allo stesso tempo James ha portato il basket ad un livello tecnico, fisico e mentale superiore, il gioco è cambiato da quando gioca James e lui si è imposto come giocatore da battere. Comunque la si voglia vedere la questione, bisogna dare il merito a Lebron e Jordan di essere gli unici ad aver non solo dominato, ma anche stravolto il gioco ed imposto nuovi standard in esso. MJ però sembra ancora un’ombra talmente grande che neanche la luce del talento di James sembra poter spazzare via, ma a Lebron questo non interessa, perché per lui l’ombra di Jordan è solo uno stimolo che lo spinge solo a fare meglio.