Di Lorenzo Giannetti.

L’evoluzione dei costumi della società è in continuo fermento ed ha reso liberi comportamenti che fino a relativamente pochi anni fa erano considerati tabù. In questa categoria rientrano sicuramente tutti gli aspetti legati alla sessualità che storicamente sono spesso stati repressi per questioni morali e religiose. Nonostante questa liberalizzazione però, si è assistito all’esplosione di problemi legati alla sessualità soprattutto fra i giovani. Ciò che in passato era un evento molto raro, come una gravidanza indesiderata, è oggi un fenomeno in netta crescita. Per non parlare poi dell’universo di malattie sessualmente trasmissibili che si sono diffuse a grande ritmo (con l’AIDS in testa, vera piaga globale degli ultimi anni). Perché, nonostante la citata liberalizzazione della sessualità, questi fenomeni sono andati aumentando?

La risposta deve essere cercata anzitutto nel comportamento delle istituzioni. Molto spesso il ritmo di cambiamento di una società non è adeguatamente sostenuto e supportato dagli enti ufficiali. Così per esempio ancora oggi, e la cosa è gravissima, nelle nostre scuole di ogni grado il tema dell’educazione sessuale, seppur inserito nei programmi in maniera ufficiale, è affrontato in pochissimo tempo e in maniera superficiale nella maggior parte dei casi. La collaborazione delle scuole con i consultori è spesso scarna e il docente che si occupa della sessualità non ha la preparazione adatta a farlo (sia tecnica che a livello di comunicazione efficace nei confronti di certi target come quello degli adolescenti). Un’altra istituzione che fa resistenza circa l’educazione sessuale è sicuramente la Chiesa. Questa non sta riuscendo a rinnovarsi in molti ambiti e in questo fa sicuramente una gran fatica. Portare avanti l’ideale dell’atto sessuale solo dopo il matrimonio e con l’unico fine della procreazione appare anacronistico e dannoso nei confronti dei ragazzi che rispettano l’autorità della Chiesa e dalla quale potrebbero invece essere guidati verso una sessualità più consapevole. Anche le famiglie hanno la loro dose di responsabilità. Essere educati alla sessualità fine da piccoli (rispettando sempre le tappe della crescita del bambino) dovrebbe essere la norma. Molti genitori invece, reduci da un’educazione vecchia ricevuta in un diverso contesto sociale, trovano molta difficoltà nel parlare di queste cose ai loro figli e non riescono ad abbattere i tabù. Infine è una corposa parte della società stessa ad avere ancora remore circa la libera trattazione di questi temi (basti pensare alla sensazione di vergogna che almeno una volta ognuno di noi ha provato nell’essere sentito o visto da estranei mentre si recava a comprare preservativi in farmacia).

Insomma, molti giovani sono spesso disinformati circa i rischi della sessualità ed affrontano i rapporti sessuali con molta superficialità. Ma la responsabilità non può essere solo loro (come detto la maggior parte è invece delle istituzioni sopra trattate). Gli strumenti per diminuire drasticamente la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili esistono e ci sono stati formati dalla medicina, i mezzi per diffonderne la conoscenza e il corretto utilizzo, soprattutto a beneficio dei giovani, non sono stati ancora applicati. Questo è dunque un problema culturale che richiede in primis una soluzione culturale che deve arrivare da chi è ancora ancorato ad una cultura superata.