Di Lorenzo Giannetti.

Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio europeo di droghe e tossicodipendenze, l’Italia è ai primissimi posti per uso di droghe (al terzo per le droghe pesanti e al secondo per la cannabis). Si parla di milioni di persone che annualmente assumono sostanze come la cocaina, le anfetamine e le droghe sintetiche di cui si diventa inevitabilmente dipendenti in un arco di tempo molto breve. La fascia di popolazione più colpita è quella degli under 34. Superfluo (ma mai abbastanza) ricordare gli effetti devastanti sul corpo umano di queste sostanze, riconosciuti e divulgati da tutti i medici con l’intento di limitarne l’utilizzo: la parte più colpita è il cervello, ma con l’andare del tempo anche muscoli e strato cutaneo ne risentono fortemente. Le zone del cervello più colpite dagli effetti collaterali delle droghe pesanti, sono le aree che riguardano l’elaborazione dei sentimenti, dell’apprendimento e della memoria. In particolare si verifica una condizione di decadimento celebrale equivalente a quello provocato da malattie come Parkinson o Alzheimer. Come detto la dipendenza si sviluppa in tempi brevissimi (entro i due mesi dal primo utilizzo) e, a differenza della cannabis, uscirne in maniera autonoma è praticamente impossibile ed è necessarie l’aiuto di strutture specializzate. Analizziamo le conseguenze neurologiche di queste dipendenze: la mancanza di emozioni, memoria e capacità di apprendimento privano la persona di alcune delle qualità umane per eccellenza, lasciando da vivere una vita che si avvicina più alla mera esistenza. Dati questi effetti devastanti che sono comunque ben presenti alla fascia più giovane della società (nonostante l’informazione e l’educazione in questo senso non sia di primissimo livello), cosa spinge qualcuno a cadere in questo tunnel?

Sicuramente dinamiche sociali come il desiderio di emulazione nei confronti dei ragazzi più grandi o nei confronti di grandi artisti che, a mio parere facendo un grandissimo errore, non fanno mistero di far uso di sostanze stupefacenti. Un altro ambiente in cui è diffusissimo l’uso di droghe è quello dei manager, dell’alta finanza e dell’economia: le sostanze più pesanti sono infatti anche molto costose (nonostante un preoccupante abbassamento dei prezzi data la loro grande diffusione) dunque sono usate maggiormente in ambienti come questi nei quali girano molti soldi e nei quali i ritmi di lavoro massacranti portano al loro utilizzo per mantenere un altissimo livello di concentrazione (a costo però del totale disfacimento del sistema nervoso).

Si è parlato recentemente di iniziative di governo circa la chiusura dei negozi specializzati nella vendita di marijuana con basse percentuali di cannabinoidi. A mio parere lo Stato dovrebbe invece essere più presente sul territorio e lavorare per abbattere le piazze di spaccio, la vendita in discoteche e fuori le scuole e il giro di miliardi di euro che le associazioni criminali e mafiose ricavano da questo commercio. Come sempre in questi casi è necessaria l’educazione dei più piccoli per prevenire, ma mai come in questo caso è forse più importante una risposta decisa della polizia e dello Stato nella lotta allo spaccio sia nelle grandi città che nelle provincie.

 

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