Di Irene Bollici.Vite al limite, spezzate da quella sostanza così forte da poter risolvere tutti i problemi, da far convincere questi giovani che il mondo è nelle loro mani perché il vero problema dei giovani di oggi è non avere una propria identità nel mondo.
Ci si chiede spesso in che modo si arrivi a buttare la propria vita in dosi di cocaina o eroina o qualsiasi altra sostanza sia in grado di farci sentire potenti almeno per un attimo.
Molti ragazzi iniziano per gioco, nelle comitive a 13-14 anni con le prime canne, altri iniziano per poter fuggire da una situazione famigliare o coniugale più grande di loro e altri ancora iniziano perché vedono la droga come unica via di scampo in una vita che sembra non volerli accettare.
Siamo sempre stati abituati a vedere il tossico come persona “cattiva”, quando in realtà è la vittima. Non ci dimentichiamo che, dietro la tossicodipendenza vige una organizzazione criminale che pianifica i propri guadagni sulle disgrazie altrui.
Va però che non tutti i giovani sono così deboli da regalare la propria vita alla droga, alcuni sono riusciti a reagire, sono riusciti in qualche modo, a rendersi conto che la propria vita è importante, un po’ perché vuoi o non vuoi la tossicodipendenza ti toglie gli affetti: in primis quelli dei tuoi genitori, e forse proprio nel momento in cui ti rendi conto che quello che vivi non è la realtà cerchi di dare una svolta. Allora ecco che si entra in comunità, ecco che inizi a risorgere.
Ma non per tutti è così e ce lo dimostrano le ragazze di Via dell’Archeologia a Roma: Asia, oggi ventenne, ci rivela che lei ci è nata in mezzo alla droga, con la mamma tossicodipendente, ha iniziato a farsi di eroina a soli 14 anni e ancora oggi va alla ricerca delle dosi con sua mamma.
Come può una ragazza che, non solo ci è nata ma ci è anche cresciuta in mezzo all’eroina credere che al mondo ci sia qualcosa di migliore o addirittura più gratificante?
Semplicemente non si può rispondere a questa domanda perché, come per molti ragazzi, anche per Asia l’eroina rimarrà il suo rifugio, la sua via d’uscita, il suo porto sicuro, e come tante altre persone, lei, non si rende conto che questa storia può finire soltanto in un unico modo: con l’ultimo buco.