Di Stefano Ianieri e Cecilia Cerasaro. Le elezioni in Umbria si presumeva che le avrebbero perse, ma una disfatta di questa entità non l’avremmo mai immaginato, dove la regione da 49 anni vota a sinistra.
Una roccaforte della sinistra è stata espugnata da un centro destra che non ha fatto altro che attendere che il M5S si alleasse con il PD per vincere.
Il Candidato del Centro sinistra Vincenzo Bianconi si è fermato al 37,5 delle preferenze, mentre la candidata del centro destra Donatella Tesei al 57,5 dove la Lega ha preso il 37% dei voti diventando il primo partito in Umbria.

I vincitori:
La lega si presenta con una coalizione con cinque liste: Lega Salvini Umbria, Giorgia Meloni per Tesei, F.I. Berlusconi per Tesei, Tesei Presidente per l’Umbria e Civica Presidente, la loro candidata è l’Avvocato Donatella Tesei già stata per due mandati Sindaco di Montefalco, un comune italiano con più di 5.500 abitanti dove attualmente vive.
Le elezioni a Sindaco, le aveva affrontate con una lista civica “Gruppo Montefalco” di orientamento Lega, vincendole con il 63% dei consensi.
Svolge l’attività di avvocato dopo una maturità classica, la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Perugia.
Si è sempre destreggiata sul territorio umbro, come membro del Consiglio di amministrazione della Società “Bonifica Umbra”, come coordinatore delle Città del vino Umbra e vice Presidente Nazionale dell’Associazione per le fraternità e Consigliere del “Gal Valle Umbra e sibillini”.
Nel 2018 si candida con la Lega alle elezioni politiche al Senato della Repubblica, dove viene eletta ed è membro della Commissione permanente Difesa.
Il mandato a Presidente della Regione Umbria non sarà una impresa facile, eredita una disfatta regionale della Giunta Marini, soffocata dallo scandalo della sanità umbra, il terremoto del 2016 non per nulla sanato, una Regione abbandonata, come del resto delle zone che hanno subito il sisma.
Speriamo che scelga una Giunta, capace e che possa ridare dignità ad una Regione che ha valori storici, paesaggistici eccezionali, come la sua tradizione enogastronomica.

I vinti:

Regionali Umbria, analisi della disfatta di un’alleanza di governo in bilico
Avrebbe dovuto crederci di più, l’alleanza giallo-rossa, per vincere le elezioni regionali in Umbria e scongiurare l’ennesimo preannunciato trionfo schiacciante di una destra populista e sempre più estremista.
La sconfitta della coalizione di governo in Umbria non sarebbe di per sé un indizio della fragilità del nostro esecutivo su base nazionale: l’amministrazione regionale, dalle precedenti elezioni in mano al Partito Democratico, si era macchiata di uno scandalo che aveva coinvolto la sanità, portato alla luce 11 concorsi truccati per l’assunzione del personale medico e mandato agli arresti domiciliari l’assessore alla sanità della giunta Luca Barberini e il segretario umbro del PD Giampiero Bocci. In altre parole il Partito Democratico aveva perso credibilità dopo 49 anni ininterrotti di governo della sinistra.
Ma le strategie messe in campo in Umbria non sono poi tanto diverse da quelle usate, con risultati che non sfuggono al lettore, dalle varie fazioni politiche in tutto il paese e i risultati sono destinati ad essere simili, se le cose non cambiano.
Innanzitutto per un motivo ad oggi sconosciuto, la sinistra, a fronte di una destra sempre meno centrista e sempre più pericolosa, come dimostrato dalla preferenza degli elettori umbri per Lega e Fratelli d’Italia su Forza Italia, insiste con la candidatura di un uomo, l’imprenditore di Norcia e presidente di Federalberghi Umbria Vincenzo Bianconi, che non ha salde posizioni di sinistra. Sebbene abbia affermato di aver votato Pd alle scorse regionali, infatti, non è stato molto gradito dalla base dell’elettorato del partito perché nella sua vita ha sostenuto il centrodestra. Non è il primo tentativo che il PD mette in campo per racimolare elettori al di fuori del proprio bacino elettorale, sacrificando la propria identità di partito di sinistra: ad una simile impostazione ci aveva abituati l’ex segretario Matteo Renzi, ma si era creduto che con la segreteria di Nicola Zingaretti le cose cambiassero, anche perché tale strategia si era rivelata penalizzante nelle precedenti elezioni politiche.
E a proposito di Matteo Renzi, l’ex presidente del consiglio, pur avendo sostenuto Bianconi, ha dichiarato all’indomani del voto che l’alleanza è stata un errore e una forzatura. Anche qui la duplicazione della strategia nazionale su base regionale è evidente.
Nonostante questo l’elettorato del PD sembrava aver compreso la necessità di accordarsi su un nome che andasse bene anche ai vertici del M5s, alleati al governo e nella regione: infatti risulta aver perso solo un 2% dei voti rispetto alle europee. Coloro che sembrano invece non essere stati capiti affatto dal loro elettorato sono i pentastellati, che hanno perso quasi tutte quarti dei consensi in poco meno di un anno e mezzo. Anche questo è un dato che rispecchia quello nazionale dei voti dimezzati del M5s delle Europee 2019 rispetto alle precedenti elezioni Politiche 2018. In Umbria, come in tutta Italia, gli elettori 5s non hanno capito la scelta dei vertici di accordarsi con un partito fino a pochi mesi prima osteggiato e criticato con asprezza, senza disprezzare l’uso della demagogia. Infatti erano stati proprio i cinque stelle umbri ad insistere sulle dimissioni della giunta PD precedente a causa degli scandali. In sostanza l’accordo tra le due fazioni è stato imposto dall’alto.
In Umbria c’è stato dunque un matrimonio di convenienza come si teme che sia l’alleanza M5S-PD su base nazionale, se non si trovano al più presto punti in comune sui quali lavorare. Ma lo stesso poco impegno messo in campo dai due partiti per sostenere il candidato comune Vincenzo Bianconi, scelto quasi all’ultimo momento e dunque penalizzato dalla breve campagna elettorale, e per mettere d’accordo i Dem e i pentastellati in Umbria si riscontra anche nella scarsa fiducia riposta in segreto nell’alleanza di governo da tutte le parti, che stanno infatti prendendo le misure di sicurezza per non venire polverizzate anche nelle prossime elezioni politiche, siano esse imminenti o meno.

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