Di Stefano Ianieri. Nei giorni scorsi abbiamo assistito all’ennesimo insuccesso del Governo, giallo/rosso, un Esecutivo capace di distruggere una struttura italiana che ha un organico di migliaia di dipendenti.
Analizziamo il problema, la Società è un’opera pubblica nel sud d’Italia nata nel 1961 con la fusione di diverse società, per dare appunto vita ad un polo siderurgico più grande d’Europa.
Nel 1995 viene ceduto al Gruppo Riva ed assume il nome Ilva, un inizio delle privatizzazioni italiane, senza controllo, difatti fu come al solito, svenduta.
La Società Riva, aveva il compito di rilanciare l’acciaieria, ma nel 1995, al momento dell’acquisto cominciarono a sorgere i problemi relativi all’impatto ambientale, ed innumerevoli casi tumore (spesso infantile) nei cittadini che vivono nelle vicinanze dell’impianto siderurgico.
Nel 2012 il sequestro, dove la magistratura tarantina, per gravi violazioni all’ambiente, vennero indagati i vertici dell’Azienda, ma ad oggi, nessuno è stato giudicato, la solita storia italiana, che alla fine chi paga sono i cittadini ed i lavoratori, che ad oggi si contano 11.550 decessi a causa delle emissioni nocive.
Sappiamo benissimo che il settore dell’acciaio sta perdendo terreno, non esiste più quella domanda che era negli anni ’60, per cui uno Stato lungimirante doveva convertire da anni l’azienda, invece no, per far arricchire famiglie di imprenditori, legati alla politica, si doveva rimanere allineati e coperti.
Oggi siamo alla resa dei conti, dove per salvare l’insalvabile, si è proposto di chiedere il subentro del salvatore della patria, la multinazionale Arcelor Mittal, di natura, franco/indiana, con sede in Lussemburgo, un paradiso fiscale in Europa, a spese di tutti i cittadini europei, una multinazionale, che produce il 10% dell’acciaio a livello mondiale, che è a conoscenza che l’acciaio non ha più la domanda che era prima, e l’Ilva in mano straniera sarebbe stata trasformata o abbandonata senza nessun beneficio per i lavoratori e per l’ambiente, e i cittadini continueranno a morire.
Il nostro paese è in ritardo sulle riconversioni e nella partecipazione ad aziende che invece tirano, dando compartecipazione positiva e percependo ricavi che possono essere investiti in altri settori e servizi ai cittadini.
La spallata finale l’ha fatta il Governo con la Ministra Lezzi, aiutata dal rottamatore del Paese Italia, Matteo Renzi, ponendo lo scudo penale, che potrebbe essere giusto, ma ad una multinazionale era impensabile proporre.
La finale come sarà?
Il Governo sta spingendo, asserendo che gli accordi si devono mantenere, ma la multinazionale è di natura capitalistica, ed interessata solo al capitale e al profitto, non certo i dipendenti e alle morali, visto che nel 2008 è stata multata dalla Commissione della Concorrenza del Sudafrica ad una multa di 110 milioni di $ per aver instaurato un regine dei prezzi con la complicità del gruppo Zurich e poi Gruppo Europa per gli scambi di informazioni riservate di altre aziende dell’acciaio.
Soluzione la nazionalizzazione dell’Azienda.
Ilva Taranto: situazione disperata.