Di Giovanna Bacco. “Non vado in Chiesa, ma a volte mi capita di fare una preghiera e riesco a sentirmi meglio”. Mi imbatto spesso in queste parole quando si parla di rapporto tra i giovani e la fede. Un rapporto delicato, particolare e a tratti molto controverso. Sì, controverso…perché non è facile definire di che tipo di legame si tratti…a volte è un legame, altre è un non-legame.

Forse perché in fondo non c’è fiducia più in nulla, non c’è più speranza, non c’è voglia di credere che Qualcuno c’è e che quel Qualcuno, anche se non ce ne accorgiamo, è costantemente accanto a noi, cammina al nostro lato. E non importa come lo chiamiamo, non importa neppure se non riusciamo a definirlo, ma c’è. Perché è vero che c’è una grande sfiducia oggi verso il mondo nel quale viviamo, ma ciò che non manca è il bisogno di crederci, di credere ancora nei valori, quelli veri, profondi, genuini, sinceri, nelle persone buone, nella ricchezza d’animo e non in quella materiale che non fa altro che annullare e far perdere il lume della ragione.

Capita ad ognuno di noi di attraversare momenti difficili lungo il percorso della nostra esistenza e non sempre è facile riuscire a superarli autonomamente, non sempre si ha la forza di andare avanti senza mai voltarsi indietro. E allora non sappiamo cosa fare, a chi chiedere aiuto, con chi sfogarci…perché forse nessuno potrà mai capirci davvero. E in modo assolutamente naturale, spontaneo, meccanico, iniziamo a pensare che Qualcuno da lassù ci può tendere una mano…una mano alla quale aggrapparsi…e poi alla fine, comunque vadano le cose, ci aggrappiamo per davvero.

Non è mai facile e netto stabilire se c’è o non c’è fede nei giovani. Perché molto spesso accade che compare quando meno te lo aspetti, proprio perché è come se fosse un processo quasi automatico, naturale…impossibile da spiegare. Perché la fede non deve essere intesa come un concetto astratto, una sequenza di preghiere da recitare meccanicamente, di pratiche religiose affidate alla tradizione. O per lo meno, non è soltanto questo. Ma molto di più. La fede è legata al nostro modo di vivere la vita, alla nostra realtà, alla nostra quotidianità, al nostro modo di pensare, alla nostra maniera di relazionarci con l’altro, alla nostra capacità di aiutare chi ci è accanto, di ascoltarlo. È molto più vicina di quanto possiamo immaginare.

È verissimo, si può credere e si può anche non credere. Si può scegliere di vivere la propria vita in un modo piuttosto che in un altro. Si può seguire un modello religioso a discapito di un altro. È una questione di scelta e, soprattutto, di libertà.
Ma, ognuno di noi, anche in fondo al proprio cuore, avrà sempre un posto per la speranza…una speranza che nasce da un “crederci fermamente” e forse, solo la fede, in alcuni momenti, riesce ad appagarti, ed inevitabilmente anche un po’ a salvarti, completamente.

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