Di Flavia Romagnoli. Ci risiamo:  di fronte ad un altro caso di aggressione fondata su principi di discriminazione per orientamento sessuale. Questa volta si parla di quanto accaduto a Potenza, la sera del 15 gennaio scorso, a discapito di una donna lesbica 31 enne, Giulia Ventura, che è stata vittima di violenze fisiche avvenute da parte di due ragazzi, sicuramente di età inferiore alla sua, ai quali non ha saputo reagire. Soltanto il giorno successivo, Giulia è riuscita a trovare il coraggio di presentarsi al pronto soccorso, dove ha riscontrato, oltre a vari ematomi sul corpo e gravi ferite sul volto, anche la frattura del setto nasale. Quella sera Giulia era sola, e questi risultati ne sono la testimonianza… d’altronde, come può una donna difendersi contro, almeno, due uomini che la stanno maltrattano violentemente con calci, pugni e percosse? L’umanità degli aggressori è inesistente, questo è un dato di fatto, ma ciò che più spaventa sono le motivazioni per cui i due hanno scelto di aggredire proprio lei. Ci troviamo, infatti, in quella tipologia di casi che richiamano, non soltanto la violenza femminile, ma anche l’ennesima scelta di aggressione nei confronti di omosessuali, maschi o femmine che siano, con l’accusa di essere “diversi”. Prendendo d’esempio il caso di Giulia, lei stessa ha testimoniato di aver sentito uscire dalla bocca dei suoi aggressori la frase “Vuoi fare il maschio? Ora ti facciamo vedere come vengono picchiati i maschi”; riferimento ovviamente non casuale se consideriamo, come possiamo vedere in una sua foto, lo stile mascolino della vittima e il suo taglio di capelli molto corto. Non è la prima volta infatti che viene aggredita una donna lesbica con l’accusa di essere troppo simile ad un uomo, oppure un ragazzo gay con l’accusa di essere particolarmente effemminato, di essere quindi una cosiddetta “femminuccia”: nonostante le leggi sui diritti di libertà d’espressione, di orientamento sessuale e sull’uguaglianza di genere, per le quali, nel secolo scorso, intere comunità hanno combattuto e protestato per anni. La vera fonte di terrore di questi casi, che tanto preoccupa, sta nella mente degli aggressori che hanno come loro principio: “È diverso da me, merita di essere punito”. Principio che fa tremare le gambe poiché, se riflettiamo, ricorda le parole di un qualcuno che, in passato, di stragi ne ha commesse eccome. Si pensava, o meglio, si sperava, che, vista l’esperienza storica, non avremmo più riscontrato menti simili, e invece negli ultimi anni stiamo assistendo, purtroppo, ad un esponenziale, e vergognoso, aumento di razzismo, discriminazione e intolleranza.