Di Gemma Gemmiti. Ci hanno messo un po’, ma alla fine quegli inutili tabù sono crollati, complice il buon senso e spesso la necessità.
Figlie e nipoti del ’68, le nuove generazioni rivendicano il naturale diritto ad una vita sentimentale e sessuale libera e soddisfacente, spesso ostacolata solo da situazioni logistiche.
Si studia di più rispetto alle generazioni precedenti e un lavoro stabile è spesso purtroppo un’utopia.
In Italia si continua a vivere con i genitori fino ai trent’anni, ma il bisogno di stabilire dei legami si sente da molto prima.
E allora che fare?
I genitori corrono in aiuto e aprono le porte della propria casa ai partner dei propri figli.
Perché no?
È finita l’epoca dei giornali appiccicati ai finestrini e delle strade buie e pericolose.
Noi, ora genitori, che alitavamo sui vetri delle macchine forse inconsapevoli dei pericoli a cui andavamo incontro, o forse no, comprendiamo semplicemente l’amore, e cerchiamo di comportarci com’è giusto che sia, in maniera logica e naturale.
Perché c’è differenza se io, figlio/figlia, posso avere la libertà di vivere una storia con un’altra persona in maniera spontanea, libera, assecondando le passioni che abitano in me, senza sentirmi in colpa per non riuscire ad avere una situazione economica stabile da garantirmi l’indipendenza?
C’è differenza se i miei genitori ricordano di essere stati giovani anche loro e scelgono di aprire la mente ignorando i tabù di cui sono stati vittima?
C’è differenza se decido, sia se sono genitore, sia se sono figlio/figlia, di compiere un viaggio di ascolto verso l’altro, cercando di comprendere necessità e bisogni?

Rispettando l’individuo che abita in ognuno di noi e lasciando spazio affinché possa esprimersi secondo il proprio sentire, tenendo bene a mente però il rispetto che, reciprocamente, è imprescindibile.

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