Di Ilaria Cerbino. Sfacciata, aspra, cruda e con un realismo disarmante; Bojack non è per tutti. Ci vuole stomaco, una buona dose di sarcasmo ed un carattere forte che non si lasci influenzare per apprezzare questa serie tv.
Bojack Horseman ha sconvolto completamente il mondo dell’animazione per adulti, ma nonostante tutto il successo e le premiazioni Netflix ha deciso di chiudere i battenti.
Netflix ha annunciato che la sesta stagione sarebbe stata l’ultima per evitare ripetizioni di trama: “meglio un buon finale che un destino alla Simpson”.
La decisione ha preso alla sprovvista i fan e lo stesso produttore Raphael Bob-Waksberg che ha dovuto riadattare la sesta stagione per dare una degna conclusione ad una serie che ha rivoluzionato le serie animate: e ci è riuscito egregiamente.

Bob Waksberg è riuscito a dare un finale esemplare; non forzato e non è retorico, perfettamente in linea con la trama.
Bojack Horseman ci lascia sicuramente tanto su cui riflettere. Ma chi è Bojack?
Bojack è una star in declino, deve il suo successo ad una serie Tv degli anni’90, Horsin’ Around.
Vive in una Holliwoo (appositamente senza “D”, perché rubata da lui stesso) in cui animali antropomorfi e uomini convivono. Cerca costantemente di ritornare in audience, non ammette mai i suoi errori e si lamenta continuamente di non poter cambiare se stesso. Fa una vita sregolata, senza freni, è un tossico dipendente. Si contende la scena con altri personaggi con profili interessanti;
La sua ghostwriter, Diane, la sua agente, Princess Caroline, il suo bizzarro coinquilino Todd e Mr Peanutbutter, il suo opposto, sempre allegro e sempre sulla cresta dell’onda.

La serie nasce chiaramente come una satira delle star hollywoodiane, dell’industria cinematografica e il culto delle celebrità. Spesso leggiamo di come queste star soffrano di depressione, entrano ed escono da rehab e che se ne approfittano del loro status sociale. Ma Bojack Horseman non è solo questo, non è solo una satira, è molto di più: affronta temi importanti come la depressione, la tossicodipendenza, lutto, la famiglia, la violenza e il suicidio. Temi che non vengono affrontati spesso perché troppa paura di suscitare reazioni estreme, ed è sicuramente importante ricordare che non bisogna identificarsi con Bojack, bisogna solo riflettere che esistono questi fantasmi nell’uomo ed è giusto affrontarli, parlarne apertamente perché a volte tacere può creare problemi ancora più grandi, e delle volte può essere troppo tardi.

Bojack affronta tutto con un umore nero, è una tragicommedia, una dark comedy:
c’è un pò di Charles Bukowski, il poeta tormentato, ma c’è anche tanto di Nietzsche, Bojack non perde mai completamente la speranza di una redenzione.
“Diane, è troppo tardi per me? Sono condannato ad essere la persona di quel libro?”.

“Tu dici che vuoi stare meglio, ma non sai come fare “

È questa la tag-line della serie Tv, il protagonista si sente sempre imperfetto, non si accetta e continua a distruggere la sua vita, sé stesso, le persone che lo amano e cercano di aiutarlo, finché in lui qualcosa in lui non scatta: non è perfetto, ma nessuno lo è, bisogna accettarsi e provare combattere le proprie debolezze, possiamo migliorarci se lo vogliamo. Possiamo recuperare dai nostri errori, magari non saremo sempre perdonati, ma già cercare di rimediare è un passo avanti.

La serie ci lascia perle e citazioni memorabili, ma non solo questo, Bojack Horseman ci incoraggia ad affrontare quelli che sono i nostri fantasmi e dietro le sue avventure e disavventure c’è una grande lezione: nessuno è irrecuperabile, siamo tutti imperfetti, ma l’importante è non abbandonarsi a sè stessi. Affrontiamo i nostri mostri, non lasciamo che questi prendano il sopravvento su di noi perché c’è sempre qualcosa che può farci sentire meglio.

“Visto, Sarah Lynn? Non siamo spacciati”.

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