Di Simone Ferri. Il suo ego assomiglia un po’ ad una rivoluzione, dalla personalità eclettica e spavalda. Stiamo parlando in particolar modo di Lauro De Marinis, meglio conosciuto col suo nome d’arte Achille Lauro, cantante dalla voce inconfondibile, cresciuto tra punk e rap, diventato al giorno d’oggi esempio di sperimentalismo nel panorama musicale italiano. È un personaggio emblematico, unico nel suo stile.
Achille, artista con la A maiuscola, ama  dividere il pubblico: o lo si ama, o lo si odia, non esistono vie di mezzo. Lauro non è solo un cantante, è qualcosa di più, e merita di essere ascoltato. Per approcciarsi a lui, il pregiudizio deve essere messo da parte.
Le tre parole che ricorrono spesso nella sua vita sono: salvezza, voglia di rivalsa e fama. Lauro e la musica, la sua ancora di salvezza da anni, hanno un rapporto molto stretto e intenso; lui è stato tra i primi pionieri a cimentarsi nella trap, quando nessuno sapeva ancora cosa fosse, modellandola a suo piacimento con ritmi all’avanguardia. La scrittura, la sua passione, è il rifugio personale.
La voglia di rivalsa nasce dalle critiche; il riscatto che lui cerca viene proprio da qui, poi fa visita al successo e si evolve.
Per ultimo c’è la fama, che arriva sempre attraverso i sacrifici.
Si distingue dagli altri per il pensiero arguto e l’atteggiamento di sfida nei confronti del suo tempo. Possiede un’anima giocosa, irriverente e acuta; egli stesso dichiara di non appartenere ad un genere musicale preciso, tanto da restare sempre in bilico tra rap, rock e hip hop.
Il brano presentato a Sanremo 2020 “Me ne frego” parla d’amore, ma lo fa in maniera insolita, come poi in tutti i suoi testi, in cui esce fuori dall’abitudinario. L’artista elude totalmente l’accezione romantica del termine, sottolineando l’incapacità di reagire davanti alla persona amata; in un certo senso vuole inviare un messaggio legato alla storia di una relazione contaminata, e l’uomo che si sente usato dalla donna amata.  Nei suoi pezzi, lui narra dei racconti su amori malati, ma anche riflessioni intime.
Le sue canzoni più famose sono: “Rolls Royce”, presentata a Sanremo 2019, “1969”, e “1990”, dove attua una riflessione su un sentimento possessivo e ossessivo.
Infine abbiamo “C’est la vie”: qui emerge una visione cinica dell’amore, ovvero quella di dare a qualcuno la possibilità di uccidere e sperare che non lo faccia.
Achille Lauro ha delle doti creative innate e viene definito da molti un attore del futurismo, proprio perché spesso sperimenta nel presente degli elementi che potranno svilupparsi nell’avvenire.
Chi sopravvive è colui che inventa; chi non si conforma, si salva. Proprio per questo, essere diversi ci ha salvato la vita!

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