Di Flavia Romagnoli. Che giorno è l’8 Marzo? Molti risponderebbero il giorno in cui viene celebrata la donna e quindi il giorno in cui i mariti, i padri e i fidanzati si presentano dalle rispettive donne con mazzi di rose, ramoscelli di mimosa, cioccolatini e peluche giganti. Tutto molto bello, se non fosse che, in media, dietro almeno un mazzo di mimosa su dieci c’è un uomo viscido, e probabilmente folle, pronto ad abusare, per poi violentare la donna da cui sta andando con i cioccolatini in mano. Una scena raccapricciante, da brividi, ma purtroppo è questa la realtà di oggi, una realtà che accade, sempre considerando la media, una volta ogni tre giorni. L’8 Marzo è, sì, la Giornata Internazionale della Donna, la cosiddetta “Festa della Donna”, ma oltre ad essere un’occasione per festeggiare, è, o almeno sarebbe giusto che fosse, un’occasione per non dimenticare tutte quelle donne vittime di femminicidio, numero che poco alla volta cresce costantemente in Italia, e cercare di mettere un fermo a questo diffondersi di comportamenti selvaggi e disumani tra gli uomini. È proprio per questo motivo che sarebbe giusto festeggiare, e soprattutto rispettare, tutto l’anno la donna in quanto tale, che in nessun caso merita di essere trattata così, e che in generale, nella vita di tutti i giorni, merita di stare allo stesso livello di importanza dell’uomo accanto a lei, che sia il padre o il marito, un collega o un amico, ovunque, sia nel mondo che nel piccolo paesino, sia a lavoro che in casa. Ogni anno, da anni, milioni di donne e attivisti per la parità di genere scendono in piazza il giorno della Festa della Donna proprio per combattere, e cercare di estinguere questo mostro del femminicidio che condanna la vita di molte, arrivando spesso a toglierla definitivamente. Anche se quest’anno, con l’emergenza del Coronavirus, non si è potuta celebrare nessun tipo di manifestazione in occasione dell’8 Marzo, la voce delle donne non ha smesso di gridare: non è il momento di andare in piazza, questo è vero, ma è sempre il momento di alzare voce e teste per i diritti di genere e le libertà delle donne, e speriamo che con il diminuire di vendite di mimose e fiori, data l’obbligata forzatura di quest’anno a restare in casa, diminuisca anche il numero di donne vittime, in modo da arrivare a celebrare anche la fine della violenza di genere.

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