Di Alessio Rotondo.Termina, l’inizio di un percorso interiore e collettivo che si è svolto nei banchi prima e dietro i pc poi, del laboratorio di redazione giornalistica.

Perplessità, incertezze e preoccupazione sono state le prime emozioni interne scaturite da un approccio tutt’altro che scolastico, impostato dal professore, titolare della cattedra.

Il mio primo anno di università inizia così, incontrando un professore sicuro di sé e pieno di dedizione per ragazzi e ragazze che intraprendono, o vorrebbero intraprendere, il mondo del giornalismo. Lontano dalle impostazioni tecnico-scolastiche, (dopo un primo momento di smarrimento) si è subito rivelato un laboratorio dalle mille sorprese. Discussioni, momenti di commozione generale, affetto, sono state il sale del giornalismo di vita insegnato dal professore. Testa e cuore hanno lavorato insieme, ed insieme al gruppo si sono scritti articoli, svolti talk show, realizzate rassegne stampa, insomma si è vissuto insieme. In un 2020 iniziato all’insegna del terrore e della preoccupazione, con la paura dell’altro (solo se non ha la mascherina) il laboratorio è stato un susseguirsi di forze e voglia di andare avanti. Nei momenti di difficoltà in cui tutto sembra lontano e rischia di sfuggirci, l’università, il gruppo, il professore, l’essere giornalisti di se stessi è stato fondamentale come mai prima.

Analizzare la giornata, essere consapevoli di aver affrontato una settimana di lavoro o studio, ma con occhi da giornalista ha permesso a tutti di ampliare lo sguardo sulla realtà. Realtà che a volte ci è sembrata ingiusta, incoerente e forse malvagia, ma se capita e intrapresa con la giusta determinazione ci regala sempre qualcosa di buono per poter procedere al meglio.

Non nascondo che ci sono stati anche momenti di tensione comunicativa, nell’analizzare un aspetto della società piuttosto che un altro, ma come in tutte le famiglie che si rispettino, questi momenti sono sempre costruttivi poiché si apre veramente il cuore agli altri.

Arrivati a giugno però il corso volge al termine, ed il rimpianto di aver vissuto la parte finale del laboratorio dietro un pc è tanta, ma la consapevolezza di avere un bagaglio giornalistico e di vita superiore rispetto a come si è entrati prevale su tutto.

Ora però, è il momento di lasciarci (giornalisticamente) e faccio mie le parole di chiusura della giornata del professore, buona serata non solo a voi ma anche a tutte le vostre famiglie.

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