Di Mariateresa Palazzo. Il laboratorio di redazione giornalistica è molto più di un semplice corso, e non ha niente a che fare con sterili nozioni mnemoniche sul giornalismo.  

L’ho capito dal primo giorno in cui ho messo piede in quell’auletta, che ora mi manca così tanto. Ho capito che sarebbe stata un’esperienza che avrei portato con me per un tempo illimitato. E ne ho avuto conferma ad ogni lezione.

È un corso singolare: nessun libro di testo, nessun approccio unicamente teorico ma tanta tanta pratica. Abbiamo imparato il giornalismo puro, quello che si fa sul campo, quello che non ha nessuna paura ma tanta voglia di denunciare. Articoli, rassegna stampa, inchieste e video inchieste. Talk show. 

La mia esperienza è iniziata solo a Febbraio. Ho perso la fase iniziale del corso, quella in cui si creano amicizie e si instaurano rapporti di intesa. Pensavo che non mi sarei ambientata, che non sarei mai entrata pienamente a far parte del gruppo, e invece siamo stati messi tutti da subito sullo stesso piano. Le intese si sono create, perché ogni lezione era più di una semplice lezione di giornalismo. Attraverso il talk show, ogni lunedì abbiamo raccontato le nostre esperienze. Abbiamo toccato temi forti e ci siamo emozionati. Ci siamo mostrati per quelli che siamo. 

 

Un articolo a settimana, inerente al settore scelto. Io non sapevo di che cosa volessi scrivere, eppure il professore sapeva già cosa assegnarmi. Un’intesa vincente.

Ho iniziato a scrivere di mafia, delle donne di mafia, della violenza sulle donne di mafia, di libri sulla violenza e sulle donne di mafia.  

Ho conosciuto un mondo senza colori, troppo spesso sottovalutato, o peggio, messo a tacere. Ho raggiunto nuove consapevolezze, sono cresciuta e ho scelto da che parte stare. Sono entrata a far parte di Libera e ho cercato di sensibilizzare la mia terra. 

Ho sperimentato altri generi, ma il settore vincente è sempre stato questo.

 

È stata una bellissima scoperta, e ringrazio il professore che ha saputo tirar fuori le mie vere attitudini. Non siamo stati semplicemente catalogati in un ambito. Siamo stati ascoltati, capiti e letti nel profondo.

Ho dato il massimo, ma ho scoperto che non si finisce mai di migliorare. 

 

Un’esperienza finita, purtroppo, troppo presto. 

Tutti abbiamo perso questa parte finale, la più bella, mi dicono, e io non faccio fatica a crederlo. Avremmo continuato con i talk show, avremmo girato reportage e telegiornale. Avremmo continuato quelle lezioni piene, piene di emozioni, di consigli, di lezioni di vita. 

Avremmo continuato ad imparare, in una sola lezione, più di quanto ci sia in cento libri.

Mai mollare. Denunciare. Essere liberi. 

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