Di Giuseppe Capano. Non è mai facile tracciare un bilancio alla fine di una splendida avventura, ma provarci è doveroso verso coloro che ti hanno guidato con passione e amore. Anche se può risultare paradossale, questo laboratorio ha rappresentato per me una riscoperta della vera essenza del giornalismo.

Sono ormai due anni che scrivo per un quotidiano online, affrontando inchieste e battibecchi vari. Ebbene, prima di questo periodo universitario concepivo il giornalismo solamente dal punto di vista gerarchico, dimenticando le motivazioni e le emozioni che tale professione potesse donare. Devo ammetterlo, ho iniziato il laboratorio quasi per gioco, ma qualcosa è cambiato sin dalla prima lezione. La mia prima lezione, ha riaffiorato in me quell’adrenalina pura di rimettersi in gioco, che da un bel po’ di mesi avevo perso viste le cocenti delusioni. Vedere un professore che ama follemente quello che fa, mi ha restituito felicità.

Per carità, non mi ergo a filosofo su un concetto così complesso, ma lasciatemi sognare. Il professor Marco Palma, non è stato un semplice professore ma un padre premuroso e soprattutto paziente. Le sue parole ricolme di passione oltrepassavano il mio cuore fermo da anni alla classica e noiosa burocrazia editoriale. In poche lezioni è riuscito a stimolarmi nuovamente, facendomi ricongiungere con il mio essere interno ormai da troppo tempo celato per paura. A parlare non erano solo le sue parole ma la sua vita, perché chi sogna di “essere giornalista” deve saper trasmettere tutto se stesso. Non sono in grado di dilungarmi più di tanto, ma va evidenziata la tenacia di un giornalista professore di vita. Nessuno nella mia breve vita è riuscito a farmi capire chi ero, ma questo laboratorio (condotto a mio avviso magistralmente) ha riacceso in me l’ardore dell’essere un vero giornalista. Un giornalista di pancia come amava decantare il professore, senza distaccarsi dalla realtà.

Il mio unico rammarico sta nel non potermi più confrontare con lui, perché dal punto di vista professionale sento di dover imparare tanto, soprattutto sul profilo umano. Come si fa a dimenticare un’esperienza del genere? Io sicuramente non lo farò mai, ma ad oggi posso affermare con certezza che la concretezza si è fatta carne.

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