Di Martina Di Lernia. Se Garibaldi potesse; se i romani sapessero; se la sindaca Raggi governasse; se l’assessorato alla cultura andasse tutto a casa. A farne le spese di questa situazione, che mai avrebbe immaginato, è proprio lui, Giuseppe Garibaldi e il Gianicolo. Nel 2018, il monumento venne colpito da un fulmine: la notizia destò l’attenzione di molti giornali per via del crollo di un pezzo del basamento laterale. L’amministrazione decise frettolosamente di recintarlo con delle transenne e delle impalcature per evitare ulteriori crolli, promettendo al più presto un restauro. Da allora non si è saputo più nulla e il fatto è stato completamente ignorato da tutti, ma non è stato dimenticato nella mente e nel cuore dei cittadini.

Il modo in cui , barbaricamente, il monumento è stato tenuto fino ad oggi è quotidianamente alla portata di tutti, romani e turisti: il Gianicolo non è esattamente una delle mete meno frequentate in quanto gode di un’ottima panoramica sulla città eterna (se si escludono le erbacce) ma anche di un’attrazione che attira grandi e piccoli, ovvero, quella del cannone che dal 1847 ogni giorno a mezzogiorno, con dei periodi di intermittenza dovute a forze maggiori, spara un colpo a salve, allineando gli orologi di tutte le chiese romane.

L’attuale sindaca, Virginia Raggi, in carica dal 2016, era stata eletta con la promessa di “un vento nuovo”: l’arte questo vento nuovo non l’ha mai visto, non ne ha mai beneficiato e la dimostrazione è proprio lo stato di totale abbandono e di totale disinteresse in cui giace da due anni a questa parte il mausoleo. Cosa sta aspettando la sindaca? Un benefattore che scenda dal cielo, probabilmente? O chissà, che lo stesso Garibaldi si risvegli? È facile dare colpe alle precedenti amministrazioni per quello che non è stato fatto, come ama ripetere periodicamente la sindaca, peccato che questa volta la colpa sia solamente della sua amministrazione se non si è varato alcun provvediamo per la preservazione e la tutela del nostro patrimonio artistico.

Lo sguardo del generale, che una volta si rivolgeva in modo accusatorio alla Santa Sede per una questione politica, oggi sembra rivolgersi all’anima di tutti noi: ci chiede aiuto, come del resto tutti gli altri beni storico-artistici che vengono abbandonati in secondo piano, e ci chiede ancora più intensamente di lasciare a casa tutti quelli che non hanno abbastanza tatto da apprezzare ciò che i nostri avi ci hanno donato, spesso al costo del loro sangue.

 

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Cronaca