Di Cristina Pantaloni- L’ha presa per il collo e ha cominciato a stringere; vedendo  nei suoi occhi la paura, è stato assalito da una crescente eccitazione ma la sua morsa mortale non si è fermata se non quando la donna è crollata esanime ai suoi piedi. Scene di ordinaria follia, dove la violenza bestiale è esplosa come il tappo di una bottiglia. Repressioni, minacce, voglia di affermare solo e soltanto un io nei confronti del più debole. Impotenza tradotta in odio crescente. Questo è lo scenario che nasconde la parola femminicidio cercando sempre più di giustificare degli atti di violenza che espongono le donne, ogni giorno, a rischiare la loro vita. Molteplici le cause che portano un’uomo a diventare cosi violento nei confronti di una donna: dove le motivazioni non possono né devono trasformarsi in giustificazioni Cosi sono diversi i fattori che spingono un’uomo a compiere simili gesti, e molti di questi non sono solo legati, come si pensa spesso, alla psicologia umana, ma molto più semplicemente alla sfera familiare. Si inizi a ragionare a quanti bambini assistono, in ogni zona del mondo, a scene di violenza in famiglia , ad un padre violento nei confronti di una madre, ad un genitore che facendo abuso di alcol esce fuori di sé e arriva ad usare la violenza; tutta questa atmosfera, non solo segna il bambino nel profondo, ma soprattutto lo educa e lo forma, in modo strettamente negativo, facendolo diventare di conseguenza, non sempre ma molto spesso, un’ulteriore uomo violento. Nell’uomo orco la violenza è vista come vero e proprio fattore culturale, usarla per risolvere i problemi e gli ostacoli che si presentano nella vita, usarla nei confronti delle donne, marchiando di nuovo un’omicidio sotto il nome di femminicidio.