Italiani brava gente: non siamo antipatici come i francesi; abbiamo forse meno “aplomb” degli inglesi; siamo meno rigidi dei tedeschi; facile andare d’accordo con noi per il resto del mondo. Siamo anche un popolo che ha accordato nei secoli fiducia a chi ci ha governato; ma c’è un limite a tutto.

Adesso ci ritroviamo, non certo invocato a furor di popolo, un ministro della salute al quale dobbiamo, non fosse altro per il suo nome, accordare fiducia ma soprattutto “Speranza”. Bhe…le eccezioni servono per confermare le regole. Ma in questo paese bello e impossibile, riesce davvero difficile a dar credito alle eccezioni: e dunque a credere ad una delle tre virtù teologali…la speranza. Perchè con questa pandemia da Covid 19: vista la situazione sanitaria italiana dai pronto soccorsi agli ospedali; constatata  la fallimentare politica sanitaria di questa seconda ondata; verificato lo stremo delle forze in cui operano medici ed infermieri, diciamola tutta  ci è stata tolta non solo la certezza del presente ma anche la speranza del futuro…quella vera…quella che tutti gli uomini di buona volontà hanno invocato dall’inizio del mondo. Ci resta un’altra Speranza: tal Roberto, da Potenza. Appartenente ad un gruppo politico che naviga tra Camera e Senato  sul 3% alle ultime politiche …della serie “Quattro amici al bar”. Il drappello si chiama “Liberi e uguali” (LeU) ma ben presto si stacca e fonda una costola “Articolo 1”: in tutti gli altri ambienti il 3% conta meno del due coppe quando la briscola è a denari. In politica no: serve per fare maggioranza…per equilibri interni. Sta di fatto che nei giochi politici che hanno come nobile fine quello di occupare poltrone , la nostra Speranza arriva al ministero della Salute. Dando vita ad un binomio che è tutto un programma : Salute.. Speranza. Che atto di fede abbiamo fatto per meritarci questo binomio?

 

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