Di Cristina Pantaloni- Uomini che uccidono donne, ma anche donne che uccidono uomini: un cambio di ruolo comunque per uno scenario drammatico di una stessa medaglia. Violenza su di un essere umano che termina la vita per mano di un’altra persona. Le ultime statistiche di settore  ci informano che gli autori delle molestie a sfondo sessuale risultano in larga prevalenza uomini: sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% uomini», un numero più basso, rispetto alle vittime femminili, ma comunque esistente. Scendendo nei particolari di una violenza, sia uomini che donne, ne subiscono, per di più di tre tipi: molestie verbali, pedinamenti, e molestie fisiche, anche in questo campo senza differenza tra sessi; cosi ci si chiede allora il perchè non venga trattato il maschicidio, con la stessa importanza del femminicidio. Anche in questo caso i numeri parlano chiaro. Le violenze subite da un uomo per mano femminile, registrate ogni singolo anno, sono nettamente inferiori, a quelle subite da una donna per mano maschile. Non si presenta quindi l’esigenza di far diventare il maschicidio, un problema tanto rilevante e preoccupante come lo è invece il femminicidio. Per non parlare poi del peso che ha la denuncia di una violenza subita; molti uomini non denunciano, un pò per lo stereotipo di virilità che segue un uomo, ma soprattutto per la paura di non essere creduti. Tuttavia le morti di uomini dovute da donne esistono, sono molto più rare e meno trattate, ma l’altra faccia della medaglia deve essere tenuta in considerazione. Solo in questo modo si arriva a comprendere come la violenza non ha genere, e che quindi come l’uomo può risultare violento nei confronti di una donna, anche questa può esserlo nei confronti di un uomo.