Di Francesco Di Stefano. Poche ore.  Questo è il tempo rimasto a disposizione al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per salvare il governo, o più probabilmente per dimettersi dopo l’approvazione del Recovery plan al Consiglio dei Ministri. Dimissioni che segnerebbero la fine del Conte-bis e l’inizio di una crisi pilotata che porterebbe, forse, alla nascita del Conte-ter. I ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico, Roberto Gualtieri e Giuseppe Provenzano, invieranno a tutti i partiti il Recovery plan, un documento di 150 pagine modificato in base alle richieste degli alleati di maggioranza, in primis Pd e Italia Viva. Ma proprio il leader di Iv, Matteo Renzi, continua a battere i pugni e a chiedere a gran voce un’intesa sul Mes (il fondo Salva-stati che prevede l’utilizzo di 37 miliardi di euro per le spese della sanità sostenute durante l’emergenza coronavirus) e un accordo sui Servizi. Il leader di Italia Viva ha dichiarato: “Noi   siamo il Paese che investe sulla sanità la metà della Germania, quindi forse vale la pena prendere i soldi del Mes, come chiedono tutti. Il problema – prosegue – è che il Recovery ancora non è stato presentato, quindi sono d’accordo con il premier che dice di fare presto e a lui dico di correre: facciamo il decreto Ristori 5 che aspettiamo da troppo tempo, c’è bisogno di correre” perché, avverte il leader di Iv, “non ne posso più di perdere tempo”. Purtroppo vengono fuori i problemi di un Governo che non ha le stesse opinioni, di un governo che non è stato votato dai cittadini, che pensa più ai propri interessi e soprattutto che in un momento di crisi nera del Paese pensa a salvare la poltrona quando ci sono aziende, famiglie, imprese, ristoranti, palestre, studenti e persone che stanno morendo economicamente e moralmente. E Matteo Renzi e la sua congrega non sono da meno: alla faccia di milioni di italiani

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