Di Nicoletta Carli.  Spottare, termine che indica una tendenza super social che, in gergo giovanile, viene usato per individuare una persona e, a sua insaputa, chiederne o darne informazioni, ma sempre rigorosamente in forma anonima. Si parla di pagine che aumentano esponenzialmente ogni anno che passa, molto diffuse sui social network più utilizzati dai giovani, che permettono ai nostri alter ego anonimi di sfoderare quanta più cattiveria possibile restando però impuniti, almeno fino al momento in cui non saranno i giovani in primis a decidere di mettere ‘’un punto a capo’’ a queste tristi vicende.

Trovare la propria anima gemella, vendere e comprare oggetti, chiedere informazioni, sono queste le principali richieste, nonché le più nobili, avanzate dagli anonimi sulle pagine che si occupano di spotted. Ovviamente poi ogni pagina ha un suo settore, ci sono spotted universitari, di quartiere, scolastici ed addirittura spotted aziendali… insomma per ogni necessità l’anonimo trova sempre il modo ed il mezzo  giusto per soddisfarla. Sebbene alcune pagine spotted possano essere considerate iniziative simpatiche che si propongono di aiutare le persone riguardo diverse sfere utilizzando le forti potenzialità della rete, quello che preoccupa e che fa riflettere è il modo in cui vengono sottovalutate forme di violenza e l’uso improprio. Scenari simili fanno notare il fatto che le nuove generazioni di millenials dietro alla scusa del ‘’restare al passo con i tempi’’, in realtà nascondano una profonda insicurezza che porta i giovanissimi a non esporsi mai personalmente, inoltre possiamo dire che questo carattere insicuro non viene mai  affrontato realmente, perché ci sono mezzi che permettono di preferire la strada più facile, che è ancora una volta quella dell’anonimato.

Più spiacevoli i casi in cui vengano pubblicati dei pettegolezzi sgradevoli ed offensivi, volti a diffamare  una persona raccontandone un accaduto, a peggiorare la situazione subentrano una serie di commenti altrettanto sgarbati non solo sul fatto raccontato ma sulla persona stessa. La solita vecchia malvagità umana, di fronte alla debolezza di una persona si è sempre tutti pronti a puntare il dito,ma quello che peggiora la situazione è il fatto che sulla rete si ha la possibilità di manifestare cattiveria gratuita in forma assolutamente anonima e soprattutto di massa. In queste occasioni di cyber bullismo ci troviamo di fronte ad una chiara de responsabilizzazione della persona, per mezzo della quale ognuno si sente legittimato a ‘’dare fiato a ciò che pensa’’ sputando veleno senza nessun tipo di filtro perché appoggiato dal ‘’gregge’’ e soprattutto perchè coperto dal velo di invisibilità fornito dall’anonimato. Questo comportamento maligno ed irriflessivo comporta gravi conseguenze, soprattutto psicologiche, per le persone che vengono denigrate in un modo a volte troppo violento, specialmente perché è necessario ricordare che si parla di giovanissimi.

Per l’ennesima volta ci si trova davanti ad una situazione in cui un mezzo potenziale viene invece utilizzato in modo improprio e scorretto, per denigrare e non per aiutare, per insultare e non per stare in contatto con gli altri:  cattiveria che trasforma esseri umani in beceri ed anonimi ‘’belveda tastiera’’.

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