Di Giulia Orsi. Carnival Row è una serie firmata Amazon Prime ed è uscita sulla piattaforma nel 2019 con la sua prima stagione composta di otto episodi. Ambientata in una città neovittoriana, la serie è un fantasy drama-noir che vede protagonisti in questa metropoli  polverosa, da far impallidire le città delle rivoluzioni industriali, uomini e personaggi fiabeschi, mitologici che dopo una guerra fra i precedentemente menzionati sono costretti a convivere; ciò che si genera è un clima di razzismo nei confronti dei fatati, così definiti nella serie, da parte degli uomini che ne abusano, li sfruttano e li umiliano. Gli attori principali sono Orlando Bloom e Cara Delevingne che si ritroveranno coinvolti in un omicidio che delineerà la storia e le caratteristiche dei coinvolti. Anche se vagamente steampunk  gli episodi che si susseguono, lenti, non propongo allo spettatore alcuno spunto nuovo, tutto sembra già raccontato ed anche la flebile interpretazione di  Cara Delvingne non aiuta la riuscita del suo personaggio , seppur la sua fisionomia buca lo schermo. Eppure la collaborazione fra i due registi Beacham e René Echevarria dovrebbe essere un ottimo pass par tu, se non altro per il lavoro da veterano del piccolo schermo Echevarria che ha firmato decine di produzioni degli ultimi trent’anni come Star Trek, Dark Angel, Castle e Teen Wolf. Se la lista dei suoi successi è lunga, lo stesso non si può dire di Carnival Row che è uno show confezionato in maniera impeccabile ma prevedibile, dove tutto può essere immaginato prima che accada. Il tema centrale è sicuramente una timida bozza di critica sociale sull’organizzazione basata sull’etnia (anche se in questo caso parliamo di “razza”), dove prevale una visione antropocentrica a discapito dei sottomessi fatati. Vuole fare forse l’occhietto ad una situazione parallela nel mondo reale, dove purtroppo ancora non riusciamo a scardinare sistemi sociali vetusti basati su ideologie senza fondamento ma purtroppo questo non riesce egregiamente nel telefilm,  portando lo spettatore alla stanchezza della ripetitività. Chiunque dotato di buon senso prenderebbe le parti del più debole ma questo però non porta a stimolare il pensiero critico, ne tanto meno ad avere un pubblico reattivo. La serie di per se è un bel fantasy, per chi ama il genere è senza dubbio da prendere in considerazione, ma non riesce a fare quel balzo che lasciava ben sperare nella prima puntata. A breve dovrebbe uscire la seconda stagione e quindi l’ardua sentenza definitiva spetterà proprio alla nuova carrellata di episodi che dovrebbero uscire proprio nell’anno in corso

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