Di Mirko Vinci. “Ho sempre pensato alla mia vita come a una tragedia. Adesso vedo che è una commedia”. Una semplice constatazione che potrebbe appartenere ad un uomo qualunque, ma che è parte del disegno più grande di una delle menti più contorte e affascinanti che il grande schermo abbia mai ospitato. Il ritratto psicologico che ci offre il regista Todd Phillips del clown principe del crimine, interpretato per l’occasione dal premio oscar Joaquin Phoenix, ha riscontrato il plauso universale da parte della critica, del pubblico e delle accademie cinematografiche più prestigiose. Che il pubblico non si lasci ingannare dal titolo o dal personaggio: questa non è una storia di supereroi dove vi è un’antagonista da detronizzare, ma il risultato delle scelte e delle conseguenze di una società nei confronti di un singolo individuo. Una maggior cura nei confronti del diverso è uno degli elementi che più è sotto l’attenzione mediatica nella società di oggi, eppure molte volte quelle stesse battaglie ignorano volontariamente una parte fondamentale di quella stessa lotta che chiede aiuto. Un aiuto nascosto dietro a del trucco di scena e a qualche risata generata da un disturbo che affligge il protagonista della pellicola, un semplice uomo che sogna di diventare un famoso comico nel mondo televisivo. Un uomo che sogna, ma che è ostacolato dai suoi disturbi psicologici che vengono passo dopo passo negati dallo stato e dallo stesso mondo che lo circonda, generando un vero e proprio emarginato. Il senso di estraniazione che emerge dalla pellicola cattura lo spettatore, lo turba e lo angoscia proprio grazie alla fantastica immedesimazione emotiva a cui si trova di fronte, in cui minuto dopo minuto si assiste alla cupa trasformazione di un uomo masticato e rigettato dalla società. Tutti gli elementi del puzzle sono chiari fin da subito: nel film la parte peggiore dell’ avere un disturbo mentale sono le persone stesse che si comportano come se non lo avessi. Quando di fronte all’ormai inevitabile crollo psicologico e a tutte le sanguinose scelte che ne conseguono ci si aspettano dei chiarimenti, la risposta tagliente quanto vera non potrà che essere “cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario e una società che lo tratta come immondizia?”

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