Di Giulia Capobianco. Spintoni, volgarità e tanta, tantissima aggressività. Poi ancora, linguaggio scurrile, incontentabili capricci e un totale abbandono dei valori realmente importanti. Lo sguardo è sempre rivolto verso il basso e le dita picchiettano arbitrariamente la tastiera di uno smartphone. Si fa finta di ascoltare, si maltrattano i propri amici, i propri genitori e il proprio compagno di vita. Sembra di essere immersi in un mondo incredibilmente diverso, dove la cintura di un noto brand e gli orecchini d’oro diventano addirittura più importanti di una vecchia foto, di quelle stropicciate e di un bianco e nero ingiallito; più importanti di una passeggiata con i nonni o della bellezza di un momento. La maleducazione regna sovrana sullo scenario sociale e noi siamo i protagonisti.

Ricordo quella notte come fosse ieri. Sento urlare, sento il sapore di una minaccia, l’odore di una sofferenza. Mi affaccio alla finestra e lui era lì, sbattuto al muro, con il collo avvolto dalle mani violente del suo “amico”. Gridava ed io ero paralizzata, minacciava di ammazzarlo. Ho iniziato a gridare anche io, implorandolo di lasciarlo in pace. Così fu, si fermò immediatamente, ma non aveva nessuna intenzione di risparmiare gli insulti. Insulti che ha avuto in serbo per me e la mia famiglia, semplicemente perché non sono riuscita a non “farmi gli affari miei”. Il primo passo è la maleducazione, il secondo è l’aggressività, quella maledetta aggressività.

C’è, mi chiedo, un responsabile in tutto questo? C’è una reale fonte di questa maleducazione? Esiste il responsabile di quell’aggressività, di quel linguaggio sboccato, di quegli insulti o di quei bizzosi capricci? “In realtà, solo i padri dominano l’arte di educare male i propri figli” diceva un noto drammaturgo spagnolo. Forse aveva ragione, i genitori hanno l’onere di educare noi figli inculcando valori nobili, resistere alle incontentabili pretese di chi desidera un telefono di ultima generazione e non conosce il sacrificio. Di chi vuole la scarpa firmata, di chi non sa dire grazie. Si parla di genitori troppo permissivi, disposti a proteggerci anche quando siamo nel torto più marcio, anche quando il tono con cui ci siamo rivolti ad un insegnante è stato di gran lunga irrispettoso.

D’altra parte però c’è anche chi il ruolo di genitore lo svolge al meglio delle sue possibilità, Amando, Avvalorando, Accudendo.

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